Figuriamoci, Olimpieri, se mi ergo a difensore della Patria. E se va alla ricerca dei miei interventi ne troverà alcuni sferzanti e duri anche nei confronti delle amministrazioni precedenti. Esprimere le proprie idee significa criticare. Me ne ricordo una sulla mancanza di indignazione rispetto al continuo svuotamento da parte della Regione di ruolo del nostro territorio. All’epoca c’era Germani sindaco e Marini presidente di Regione. Era l’epoca di Saveorvieto, per intenderci. Lo trovi su Orvietonews e Orvietosi in data 17 marzo 2016.
Falso anche che non abbia mai accettato il giudizio degli elettori. Mi sono candidato e sono stato eletto. Inoltre non essere eletto dai cittadini non significa non poter dire ciò che si pensa. Altrimenti dovremmo ammettere di avere parecchie figure istituzionali di altissimo livello che coprono incarichi illegittimamente. Ma, costituzionalmente, non è così. La legittimità della critica non può essere concessa solo dalla legittimità elettorale popolare. Fatta questa premessa veniamo al resto.
Sul teatro Olimpieri ha in gran parte ragione. Lo ammetto. Mi sono fatto prendere dalla foga. Resta però da risolvere la questione Te.Ma. Non è da poco. E passare dalla straordinarietà all’ordinarietà. È giusto quindi scusarmi innanzitutto con Pino Strabioli che sta facendo davvero tanto per questa città.
Su Umbria Jazz nessuno ha messo in relazione il ruolo pubblico dell’Amministrazione. Sto parlando di Orvieto Capitale della Cultura 2025. La difficoltà di finanziamenti privati in una fase di difficoltà economica, mette comunque a rischio i grandi eventi che non possono essere totalmente a carico del pubblico. Serve sostenibilità. Non è cosa che riguarda l’amministrazione ma nel definire il quadro complessivo delle questioni legate alla candidatura, il tema va tenuto presente.
Per il centro Rodari vorrei comprendere quali siano queste iniziative di valorizzazione. Il sito web del centro segnala come ultimo contributo una data: ottobre 2020. Poi, per carità, in piena pandemia sono ricorsi i 100 anni dalla nascita di Gianni Rodari e Orvieto ha fatto quel che poteva fare. Chiederei però a Olimpieri di guardare quel che negli ultimi anni hanno fatto ad Omegna. Possiamo dire almeno di essere molto ma molto indietro sul tema? Di lavorarci ad iniziative a spot? Per slogan? Possiamo dire che se vuoi candidarti a città italiana della Cultura ed hai il fondo Rodari, dovresti immaginare di promuoverlo come punta di diamante.
Non siamo costruttivi? Se Olimpieri chiede alla sua amministrazione, troverà un progetto presentato a cavallo della fine consiliatura Germani e poi all’inizio di quella Tardani, legato alla valorizzazione di Rodari con la proposta del primo festival della letteratura per infanzia e adolescenza. Avevamo già definito anche i rapporti con le principali case editrici italiane e fatto i primi sopralluoghi. Ma anche questa volta siamo state vittime dell’ostracismo settario! Invitai anche l’Amministrazione a capire quanto avessimo già fatto a Fano per il Passaggi Festival della Saggistica che ha chiuso la sua X edizione proprio bei giorni in cui ho visitato Pesaro. Lo cerchi on line.
Sulla partita legata alla valorizzazione delle emergenze del territorio: leggo verbi all’indicativo presente o al futuro. Stiamo facendo, faremo, oppure definizioni di qualcosa che è stato fatto ma, francamente, senza vederne i risultati. Eccezion fatta, lo devo dire, per il centro città studi che vede una donna combattiva che va alla ricerca di occasioni e fonti di finanziamento. Per il resto ipotesi e creatività. Per esempio non vedo un grande progetto su palazzo del popolo. Leggo testuale “Il Palazzo del Popolo, dopo il flop della precedente gestione, ha ritrovato vitalità e sarà ulteriormente valorizzato da una gestione integrata con il teatro Mancinelli e l’Ufficio di accoglienza turistica”.
Olimpieri: ci può essere un teatro capace di attrarre milioni di persone, un Palazzo dei congressi attrattivo per migliaia di congressi, un ufficio turistico in grado di rispondere in Suomi e Cinese, francese e russo, dotato dei migliori strumenti di promozione. Ma in questa città mancano gli Alberghi, la ricettività è scarsa. Ed è una delle necessità richieste per candidarsi a città della cultura. Esiste un progetto che per il gennaio 2023, quando si conosceranno le finaliste per il ruolo del 2025, risolva questa carenza?
Ci sono tre città umbre tra le 16 che hanno fatto la richiesta: Spoleto, Assisi e Orvieto. E poi c’è Bagnoregio che a Orvieto è più vicina delle altre due città Umbre. Ha ragione Sciarra: difficile pensare un progetto integrato tra le tre umbre. Non era possibile, invece, integrare Orvieto con Bagnoregio? Quante cose in comune abbiamo? E se avessimo pensato ad un progetto integrato anche con Bolsena? Non è il Corpus Domini (per esempio) un elemento accomunante e che anche la vostra area culturale dovrebbe tenere in risalto anche nella logica di un Europa Identitaria anche su valori come quello Cristiano? E non si è sostenuto, anche in passato, che l’identità della Tuscia è la nostra identità? C’è ancora tempo per ragionare con Bagnoregio e trasformare i due progetti di candidatura in un unico progetto consolidando reciprocamente l’obiettivo di riuscire nell’intento?
Procediamo con ordine.
Sull’ex ospedale vale quel che dicevo sopra. Ci sono altri luoghi per la casa della salute. Innanzitutto perché deve servire una città non a livello turistico ma a livello sociale. La prima domanda è dunque: dove vivono e sono residenti gli orvietani? Dove è la concentrazione maggiore di chi ha la necessità di utilizzarla? Dateci delle risposte. La si vuole fare sulla rupe? Il sistema di mobilità e di parcheggio lo consentono? O la rupe dovrebbe essere il luogo da valorizzare maggiormente a livello turistico? Io sono convinto di quest’ultima ipotesi.
Per dare linfa alle nostre imprese di commercio e di servizio. Senza turismo muoiono e la chiusura continua di attività ne è un segno evidente. Non è un ufficio comunale di servizio al turismo che supera le esigenze di maggiore ricettività. E non va messa, questa vicenda, nell’ottica della Sinistra che abbandona i temi sociali. Le due cose convivono. Non si dice no alla casa della salute. La si sposta altrove. E dire si ad un progetto di un hotel a piazza Duomo significa sostenere le attività economiche di famiglie orvietane che fanno impresa. Non ci sono richieste? Quali proposte avete avanzato agli stakeholders del settore?
Sulla sanità e sull’ospedale e sulla monnezza stendo un velo pietoso. Avete un amico medico o infermiere? Bene: informatevi con lui dello stato della nostra sanità. Prendete però gli operativi e non i dirigenti. Chiede della situazione, sia quella ospedaliera che quella territoriale. Prenotate una visita o un esame, oppure provate a fare un intervento in elezione. Poi mi dite quel che avete capito sullo stato della nostra sanità. Sulla monnezza? Ripeto: Tardani chiedeva le dimissioni di Germani perché non riusciva a chiudere la discarica. Tardani l’ha chiusa o ne ha permesso un ulteriore allargamento? Tardani, dunque, ha chiesto le proprie dimissioni?
Sulla Caserma… il progetto presentato non è stato nemmeno esaminato. So che c’era attenzione da parte anche di alcuni esponenti di maggioranza. Venivano individuate gestioni e fonti di finanziamento. Caro Olimpieri. Il motivo per cui quel progetto non è stato da voi preso in esame era perché nell’associazione vi sono persone che voi giudicate scomode. Eppure ci sono ex amministratori di destra e di sinistra, professionisti con orientamenti culturali diversi e anche uno dei fondatori dell’associazione Civita. C’erano un progetto di indirizzo, l’individuazione di fonti di finanziamento legate anche al pnrr, c’erano università italiane e straniere. Progetto essenzialmente discriminato perché, al posto di costruire “insieme” preferite isolare le buone idee con uno spirito politico settario. Alla faccia della capacità di dialogo che poni a conclusione del tuo intervento.
Infine sulla candidatura. Tu dici: “Siamo pronti a questa sfida, al di là del risultato”. Insomma. Di sfide questa città ne ha affrontate parecchie. Sarebbe ora che almeno una la vincesse. Per questo ho affermato che sarebbe stato lungimirante prima definire lo scenario, poi attuare gli interventi e infine presentare la candidatura magari per un anno successivo al 2025. Il 16 settembre – che è dopodomani – la commissione comincerà a valutare i progetti. Cosi condivido, dunque, la tua chiosa. “Orvieto ha bisogno di serietà, concretezza, capacità di dialogo: tutti concetti che sfuggono a chi fa della falsità e denigrazione il proprio modus operandi”. Del resto siete solo pronti a declamare slogan “faraonici” come racconta di tanto in tanto quell’ironico Scriba alla corte di Nefertiti.