di Danilo Stefani
Alla fine la montagna d’argilla grillina c’è riuscita: ha partorito un siluro al Governo, e lo ha fatto nel momento più delicato della storia italiana dal secondo dopoguerra. “Fare fuori Draghi, poi si vedrà” è diventato l’imperativo del famoso “avvocato degli italiani” Giuseppe Conte. Leader dimezzato nei numeri e nel carisma dalla fuoriuscita di Luigi Di Maio, cosa cerca Conte? Elezioni, visibilità, un nuovo governo dove possa contare di più il Movimento? Quel che è certo, è quel “salto nel buio oltre la siepe”; lì dove la politica italiana viaggia spesso a tastoni sfasciando il poco di buono, e creando poco di utile.
A Mosca, in cima al Cremlino, brindano con fiumi di vodka per la crisi politica britannica e italiana. Una sbornia perfetta, corroborata dal silenziatore calato dall’Occidente sulla guerra in Ucraina. Gli ubriachi di calura, di pandemia, di inflazione, di siccità e di vita normale rubata, sono costretti a non pensare alla guerra.
Noi, insomma, possiamo tuttalpiù pensare al prossimo mercoledì: quando la crisi di governo verrà formalizzata o meno alle Camere, dove Mattarella ha rinviato il dimissionario Draghi, respingendone le dimissioni. E a Leonardo Sciascia che divideva l’umanità in “uomini, mezzi uomini, ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà”. Indovinate dove sta gran parte dell’umanità, sempre ‘con rispetto parlando’.