di Renato Piscini
Quale migliore descrizione per fotografare la situazione attuale: i politici, o presunti tali, rivanno in scena dopo aver ricevuto fischi e ortaggi nell’ultima rappresentazione. Infatti sembra come se nulla fosse accaduto, anzi da una parte esultano per la potenziale visione di una rivincita, dall’altra si naviga a vista non avendo a bordo un equipaggio all’altezza e senza un nocchiero affidabile: il tutto dopo aver gettato in mare (ambedue) il loro vecchio capitano. Insomma tutto poco dignitoso e appare e si manifesta, ancora una volta, il richiamo della foresta dell’accaparramento del voto o di un seggio.
Allora la cura dello Stato chi la gestirà? Sarà importante aggregarsi per vincere o avere una linea politica vera convincente per i cittadini? Sono iniziati i colpi di scena come le scissioni dentro e fuori i partiti tra slogan e ricerca di potenziali collegi vincenti. Insomma per i cittadini l’ora di un vernacoliere o ensamble di parolacce e espressioni dialettali ad hoc sono, per ora, l’unica arma prima di scegliere sulla sceda elettorale. La scelta è di nuovo tra populismo (sovranismo) e liberal-riformismo.
Una traccia è quella di Draghi, altra è quella di farsi tempestare dalle tribune politiche o comizi con slogan cercando di discernere tra chi è dilettante, fumoso, estremista, o tra chi vuole il bene del Paese. Altrettanto importante è la scelta delle alleanze, visti i tempi ristretti, con la capacità e la valenza di lasciare da parte i propri interessi, personali e di partito, a vantaggio del bene comune. Sprizziamo incertezza da tutti i pori, per favore politici dateci un futuro!