di Renato Piscini
Il vantaggio di leggere la realtà ci permette di trasmettere sensazioni, attraverso riscontri, sull’impatto delle cose e degli avvenimenti. Allora cosa mormora o bolle in pentola? Sicuramente un fatto e cioè che la città esprime e assume vita a sprazzi o meglio per zone. Questo vale dal punto di vista ambientale, dal punto di vista del vivere tra persone nei luoghi di competenza: nel senso di muoversi per fare spesa, per passeggiare, per comunicare. La stessa evidenza si legge nell’amministrare la cosa pubblica, come consuetudine, essa si esprime negli stessi luoghi, facilita eventi ripetitivi, consolida il preesistente.
Scendendo nel particulare, centro storico, tutta la parte insistente nei presi di Piazza Cahen, sembra come astrusa o quantomeno semi-abbandonata (esclusi momenti di visita al Pozzo di San Patrizio da parte dei turisti o per parcheggiare). Insomma pur insistendovi l’ex Caserma Piave e il famoso Vascone della Funicolare (elementi architettonici di rilievo) risulta dimenticata da atti facilitatori in campo urbanistico e culturale. Infatti anche in quest’ultimo dato, durante Umbria Jazz Winter, si conferma il non utilizzo di tale zona. Altisonanti preannunci di coinvolgimento dell’area da venti anni rimangono aleatori.
Ricordo i diversi progetti (Caserma) nonchè seminari dispersi nel nulla o visioni eccellenti di designer o ambientali (Vascone) rimasti appunto sulla carta. Certo nel tempo l’attenzione a destinare tale zona a parcheggio è evidente lasciando gli abitanti coinvolti o prigionieri di tale movimento. La cosa penalizza le attività commerciali in situ che nonostante il tutto resistono professionalmente nell’agire. L’area può essere utilizzata in più azioni complementari sia autonome (utilizzando le proprie emergenze) sia a complemento e supporto del centro storico cosiddetto, maldestramente definito tale su tutto il pianoro.
Un consulente di area estesa o un gruppo di lavoro ad hoc potrebbe dare la soluzione. Proposta da sognare, non credo se opportunamente elaborata e spiegata coinvolgerebbe i cittadini stessi. Prima di agire va immaginato il tutto come fece, con il sito Vascone, il caro Satolli, su suggestione del Maoloni, proprietario del bene, prevedendo un progetto avveniristico ad uso culturale appunto rimasto sulla carta.
Non sto qui ad elencare i progetti sulla Caserma che ci hanno deviato e distolti, con la loro non applicabilità, dal vero risultato. Infine come non denunciare la distrazione (in senso buono) di fondi in altri luoghi?! Non ultimo la presenza in vicinanza di emergenze importanti, religiose o meno, sarebbero elemento urbanistico di legame urbano e culturale. Rimaniamo alla ricerca di un modo migliore per ritrovarci tutti cittadini nella stessa pasta.
Alla prossima puntata.