di Renato Piscini
Questa affermazione vale per tutte le forme ed eventi della nostra vita quotidiana. Il dolore per le persone era fonte di lutti o disgrazie, per gli artisti al vero fonte di creatività e vi si conviveva per ricominciare. Le conversazioni erano vere, leali, intrise di emozioni. Ora i rapporti si annaspano tra coppie, ragazzi, persone, politici impantanati. La solidarietà era un gesto spontaneo, un valore. Ora si accende solo di fronte a catastrofi o guerre. Il confronto sui metodi e i mezzi era la normalità. Ora è utopia e si è spostata sui social o si basa su fake news o autoreferenzialismi.
La politica si manifesta dentro un’eterna debolezza: a sinistra, mentre una volta si divideva tra riformismo e massimalismo, ora si divide tra fatti di guerra o economici in sintonia a soli fatti giornalieri, la destra dall’essere tutela del nazionalismo si è spostata verso il populismo e sovranismo. L’opinione pubblica, una volta incentrata su concretezze, oggi è costretta all’informazione diluita se non eterodiretta. La scuola, una volta fonte di cultura e crescita, si perde tra programmi vecchi, edifici obsoleti, docenti non preparati e studenti non attenti.
Tali problematiche, sempre ignorate, fanno venire meno la spontaneità atta, quest’ultima, alla libertà e l’evoluzione. Come trasformare tutto questo in occasione di ritorno al futuro! La felicità è uno dei paradigmi agendo ognuno verso l’altro, fedeli all’insegnamento della storia. Come eravamo è la cura per risorgere dal male della globalizzazione vivendo fuori dai luoghi comuni riprendendo le forme elementari del vivere: lavoro, solidarietà, salute, politica sana, cultura. Abbandoniamo la febbre delle fake news, l’egoismo, l’autoreferenzialità, l’autocrazia, le diversità, verso scelte consapevoli per una nuova era. Cerchiamo di non rimpiangere il passare del tempo, dell’illusione , del talento favorendo la perfezione nella normalità.