di Danilo Stefani
Per Giacomo Leopardi “forse” era la parola più bella del vocabolario italiano. In effetti il dubbio può essere segno d’intelligenza, introspezione, ponderazione. Abbiamo però scoperto, in questi due anni, quanto questa parola può essere infida, se non letale. Un’enormità di dichiarazioni, notizie e proclami ‘scritte sul marmo’ che avrebbero meritato un “forse”. Questo dubitativo, spesso non veniva espresso.
D’altro canto c’era chi abusava del “forse”. Quindi, il caos nella comunicazione, a tutti i livelli, ha scatenato un’altra tortura pandemica. Si ‘andava avanti’ con le parole del giorno che stridevano con quelle del giorno precedente. La pandemia e la guerra hanno scoperto fragilità intime e debolezze di sistema globale inimmaginabili e non sopportabili. Questo è dovuto, in parte, anche al mancato utilizzo di parole adeguate che trasmettano empatia, emozioni, solidarietà. Le istituzioni, pur operando in situazioni di estrema gravità pandemica, non solo hanno operato spesso in maniera sciagurata, ma si sono macchiate del peccato più grave: lasciare soli i cittadini, in special modo gli anziani, anche con l’assenza di parole vere.
Per tutto ciò, trasmette tristezza e malinconia vedere l’ex Cancelliera Angela Merkel in vacanza a Roma. Lei che aveva chiesto scusa ai tedeschi, e pianto per la sua gestione del Covid, riconoscendo le proprie responsabilità. La stessa Angela Merkel che nel dicembre 2021 aveva elogiato e invidiato l’Italia per la gestione pandemica. Forse perché gli italiani si sono comportati da tedeschi, nonostante i politici continuassero a comportarsi da soliti italiani. Buona Pasqua a tutti; con l’augurio di ritrovare al più presto, e almeno in parte, la spensieratezza di Audrey Hepburn e Gregory Peck abbracciati in Vespa nelle “Vacanze Romane” del 1953. Altri tempi, altra umanità, altre vacanze.