Uno dei problemi più gravi legati al cambiamento climatico in atto negli ultimi anni riguarda la siccità che, purtroppo, coinvolge anche il nostro Paese. A risentirne in particolar modo è l’agricoltura. La produttività delle colture si riduce sensibilmente a causa di questo stress ambientale. Alla scarsa produttività si legano carenze nutrizionali, anche in condizioni di adeguata fertilizzazione, a causa di interferenze con i meccanismi che le piante hanno sviluppato per acquisire ed assimilare i nutrienti dal suolo.
Il progetto “EXPLOWHEAT”: Exploring Durum Wheat Genotypes To Minimize Drought Stress Impact On Grain Yield And Nutritional Quality”, di cui l’Università degli Studi della Tuscia è coordinatore, ha ottenuto un finanziamento pari a 500.000,00 euro, nell’ambito del programma europeo PRIMA – partnership per la ricerca e l’innovazione nell’area del Mediterraneo. L’obiettivo è quello di ottimizzare l’efficienza del frumento duro nell’assorbimento di acqua e di nutrienti, per migliorare la competitività e la sostenibilità dell’agricoltura mediterranea, riducendo al minimo l’impatto ambientale.
Responsabile scientifico del progetto è Stefania Astolfi, docente del Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali, coadiuvata dal professor Francesco Sestili, in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino, il Center of Biotechnology of Sfax (Tunisia) e il Ferhat Abbas University of Setif (Algeria).
Lo studio vuole identificare i genotipi resistenti alla siccità, caratterizzati da una migliore efficienza d’uso di nutrienti. I risultati ottenuti saranno interessanti per la comunità scientifica e avranno un impatto positivo a livello sociale, economico ed ambientale, contribuendo allo sviluppo di sistemi alimentari sostenibili dalla produzione al consumo, aumentando la biodiversità e limitando gli impatti ambientali. Migliorando la qualità degli alimenti migliorerà, conseguentemente, anche la qualità della vita come invito alla promozione del consumo sostenibile. Tali aspetti contribuiranno a migliorare la competitività e la crescita economica dell’industria alimentare mediterranea, consentendo un uso più razionale delle risorse genetiche naturali. L’aumento della produttività e della qualità delle colture garantirà una riduzione dell’inquinamento, del fabbisogno energetico e delle emissioni di gas serra.