di Danilo Stefani
La scelta di scomparire dai social al massimo di una popolarità straordinaria, non deve essere stata facile. Iris Ferrari 19 anni, frequenta l’ultimo anno di un liceo di scienze umane, abita a Milano, e ha deciso di riprendersi la sua vita. Nel suo terzo libro (terzo!), “Ma non eri morta!? (Mondadori electa editore), racconta che si sentiva come se le avessero cucito addosso un abito troppo grande per lei. Una veste foriera di notti in bianco, di ansia e di profondo disagio. Allora realizza che i social condizionano troppo la sua vita, e il successo le provoca malesseri.
Iris si è ripresa in mano la consapevolezza che la vita è un’altra cosa. Non è sdoppiamento, non è uno specchio da mostrare a sé stessi e da ostentare ad altri; la vita è contatto, è sorrisi, è umanità e respiro. Respiro profondo, senza l’apnea di tutti quei post, video, commenti. Resisti Iris, resisti.
Anche se la resistenza vera è un’altra cosa. Lo sa bene Volodymyr Zelensky che senza i social non avrebbe potuto comunicare come ha fatto; documentando gli orrori compiuti dai russi e parlando ogni giorno al suo popolo ucraino e all’Occidente ostaggio di Putin. La prima cyber guerra della storia, a bombardamenti spenti, e con un filo di gas, ci dirà, ad ogni modo, quanto sarà stata determinante la comunicazione social nell’influire sul conflitto.
“Non tutti i social vengono per nuocere”. Forse qui, si può mettere un ‘Mi piace’.