di Pier Giorgio Oliveti/Anpi Orvieto
Allora la fine coincise con un nuovo inizio che ha portato diritti, prosperità, futuro. È l’augurio che oggi tutti ci facciamo reciprocamente da quando da poche settimane l’inizio dell’invasione in Ucraina ha riportato il concetto stesso di guerra sulla tavola quotidiana anche in Europa: che finisca al più presto la guerra e che le armi tacciano per salvare il popolo ucraino e consentire di ricostruire subito la pace. Le polemiche in cui artatamente qualcuno vuol trascinare l’Anpi, non fanno altro che far crescere gli iscritti, aumentare le condivisioni sui social, far avvicinare i giovani. A patto di saper “mantenere il fiuto per la verità”, come ha detto l’altro giorno il Papa davanti a ottanta mila giovani, e la barra sempre dritta contro ogni forma di totalitarismo e fascismo sotto nuove vesti.
Una data per ricordare tutti assieme la gioia per una rinascita e la fine di un incubo, la fine della guerra che coincise con quella di un odioso regime. Di certo all’inizio da parte di milioni di Italiani il Fascismo fu incompreso e sciaguratamente sottovalutato nei suoi connotati anti umani, anti cristiani e nella sua stessa vocazione nichilista lesiva della dignità delle donne e degli uomini. Dall’assassinio di Matteotti alla violenza legale del manganello in camicia nera – la stessa che solo a Orvieto si portò via tra gli altri l’inerme Giovanni Ciuco nel 1921, Angelo Costanzi e i Sette Martiri di Camorena -, dalle leggi razziali – quelle del 1937 (19 aprile 1937 Rdl n. 880) che “regolarono” i rapporti tra coloni italiani e suddite, e quelle tristemente più note contro la “razza” ebrea del 1938/39 – , fino alla terrificante discesa in guerra al fianco di Hitler. Furono indicibilmente tristi e duri quegli infiniti cinque anni di guerra per noi, sei per molti altri paesi, una carneficina immane che ha portato in Europa e in mezzo mondo la distruzione dei corpi come delle case, delle comunità come delle città.
Poi in un giorno d’Aprile tutta l’Italia fu finalmente liberata e iniziò una nuova era che è giunta fino ad oggi: ne è nata la Costituzione della Repubblica Italiana, grazie alla quale oggi possiamo avere opinioni diverse ed esprimerle con ogni mezzo. Fu la guerra degli alleati che lentamente risalirono la penisola e quella di chi resistette, tutti i duecento mila ed oltre partigiani d’Italia che misero in gioco la vita per la libertà loro e per quella degli altri, versarono il loro sangue, subirono sofferenze e torture fino all’ultima ora dell’ultimo giorno, quel luminoso 25 Aprile. L’Umbria fu liberata circa un anno prima, tra giugno e luglio 1944. Quasi tutti noi di quella guerra abbiamo ormai letto solo nei libri o visto nei film.
Ma dopo il 24 Febbraio 2022 con l’inizio di una colpevole nuova guerra d’aggressione alle porte di casa sono i concetti stessi di guerra e di partigiano che si arma per la pace che assumono un significato più chiaro per ciascuno. Non dobbiamo dimenticare, mai, che se la guerra Mondiale finì il 25 Aprile, la guerra nel mondo in quanto tale non è mai finita. Negli ultimi giorni siamo inondati da citazioni riesumate per rispiegare a noi stessi l’inspiegabile guerra: il rifiuto dell’orrore assoluto è umano e giusto, ma questo non ci può impedire di ragionare e di diventare tutti “costruttori di pace”. Tocca oggi più che mai essere pronti a partecipare e ad agire a favore della difesa dei diritti e delle libertà costituzionali. Come afferma il presidente dell’ANPI di Genova, Massimo Bisca, la Costituzione non è un pezzo di storia, ma un programma straordinario per il futuro.
L’Anpi (e tutte le donne e tutti gli uomini che si riconoscono convintamente nei valori costituzionali, al contrario di chi lo fa solo per darsi una patina di democrazia, come coloro che strumentalmente scambiarono la camicia nera con il fazzoletto rosso subito dopo la Liberazione) ricorda ogni 25 aprile la fine di un regime liberticida e violento che portò gli italiani in guerra. All’ultimo congresso Anpi a Riccione una giovane delegata ha ricordato che gli amici di Putin non vanno cercati tra le fila dell’associazione dei partigiani, vicini concretamente alla popolazione ucraina e pronti a sostenere i profughi in ogni modo: l’Anpi fuori da ogni equivoco condanna l’invasione russa e riconosce il diritto alla difesa degli aggrediti.
Non c’è nessuna equidistanza, nessuna scusante, solo no ad un’escalation militare affinché l’Europa, l’Onu, la diplomazia facciano ogni cosa per evitare l’innescarsi di un conflitto mondiale che potrebbe comportare anche il rischio nucleare. L’Anpi, alle cui radici stanno i partigiani d’ogni colore che dovettero belligerare, prendere le armi e combattere l’oppressore esterno ed interno, promuove nei suoi valori fondanti la convivenza civile contro ogni forma di odio, violenza, autoritarismo.
“La sete di potere della classe dominante è in ogni Stato contraria a qualsiasi limitazione della sovranità nazionale. Questo smodato desiderio di potere politico si accorda con le mire di chi cerca solo vantaggi mercenari, economici. Penso soprattutto al piccolo ma deciso gruppo di coloro che, attivi in ogni Stato e incuranti di ogni considerazione e restrizione sociale, vedono nella guerra, cioè nella fabbricazione e vendita di armi, soltanto un occasione per promuovere i loro interessi personali e ampliare la loro personale autorità”. (Albert Einstein)
“Orbene, poiché la guerra contraddice nel modo più stridente a tutto l’atteggiamento psichico che ci è imposto dal processo civile, dobbiamo necessariamente ribellarci contro di essa: semplicemente non la sopportiamo più; non si tratta soltanto di un rifiuto intellettuale e affettivo, per noi pacifisti si tratta di un’intolleranza costituzionale, per così dire della massima idiosincrasia. E mi sembra che le degradazioni estetiche della guerra non abbiano nel nostro rifiuto una parte molto minore delle sue crudeltà.
Quanto dovremo aspettare perché anche gli altri diventino pacifisti? Non si può dirlo, ma forse non è una speranza utopistica che l’influsso di due fattori – un atteggiamento più civile e il giustificato timore degli effetti di una guerra futura – ponga fine alle guerre in un prossimo avvenire. Per quali vie dirette o traverse non possiamo indovinarlo. Nel frattempo possiamo dirci: tutto ciò che promuove l’evoluzione civile lavora anche contro la guerra”. (Sigmund Freud) – dalla lettera di Einstein a Freud – Gaputh(Potsdam), 30 Luglio 1932
L’Anpi di Orvieto invita i Soci , i patrioti, gli antifascisti , tutti i cittadini, a deporre un fiore lunedì 25 Aprile ore 10,00 al Monumento ai Caduti , angolo piazza Cahen a Orvieto, e a seguire al Cippo dei Sette Martiri a Camorena”.