di Danilo Stefani
Prendiamoci una vacanza dalla guerra e andiamo a scuola, fintanto che Putin non bombarda anche la nostra.
E a scuola gira, da sempre, il sogno di tanti: poter dare un voto a un qualsiasi insegnante; meglio se ci stava (o ci sta) sulle scatole. Eh sì, pare che stavolta abbiamo l’occasione di invertire i ruoli. Anche se, bando agli scherzi, la cosa non ci piace. La proverbiale ‘biscia che si rivolta all’ortolano’ si è manifestata all’ Istituto De Nicola di Piove di Sacco, in provincia di Padova.
La professoressa punisce uno studente con il voto “1” (uno) sul tema assegnato e fin qui niente da ridire, perché previsto dalle regole: era un tema, in parte, copiato da internet. Ma pubblicare quel tema – che è un atto privato – su Facebook, come ha fatto la prof, proprio non va bene. Non bastava mettere l’“1” (uno) e umiliare il copista in classe? Come spiegare il gesto dell’insegnante? Lei si è giustificata dicendo che comunque l’alunno “non è riconoscibile”.
Forse che la prof sia stata presa dalla sindrome della ‘Marchesa del Grillo’ e, quindi, parafrasando ancora: “Io sono io e voi non siete neanche un cavolo a merenda.”? Ergo: non provate a fare i furbi con me, perché vi punisco pure nel cyber spazio?
Lei spiega, nel commento, che “”L’alunno ha 20 anni e frequenta l’ultimo anno. Tra tre mesi dovrà affrontare l’Esame di Stato e successivamente cercarsi un lavoro. Ebbene: ha copiato un tema svolto da internet. Gli errori di sintassi o grammatica hanno un valore relativo di fronte a un fatto di questa gravità. Non stiamo parlando di un adolescente fragile, ma di un adulto incapace di prendersi delle responsabilità”.
Quindi la prof, pubblicando quel tema in versione post su un social (post, poi rimosso), avrebbe agito per il bene dell’alunno e magari anche dell’istruzione italiana intera che per vent’anni ha dormito accanto all’alunno.
La preside della scuola ha preso le distanze dall’azione di “responsabilità” della prof e si riserva di indagare sui dettagli. Un bel casino i social, soprattutto quando male usati da chi dovrebbe averne maggiore consapevolezza. Dare uno “0” (zero) in condotta alla professoressa, non è piacevole, ma sentitissimo e doloroso. E alla scuola italiana? Non basta un post.