Il Consiglio Comunale ha approvato all’unanimità la mozione per l’intitolazione di un luogo pubblico alla memoria della Signora Lea Pacini, ideatrice e curatrice del Corteo Storico di Orvieto, proposta dal Sindaco, Roberta Tardani e dai Consiglieri di maggioranza: Stefano Olimpieri, Beatrice Casasole, Silvia Pelliccia, Federico Fontanieri, Andrea Oreto e Gionni Moscetti.
L’atto impegna l’Amministrazione comunale a intitolare alla signora Lea Pacini la piazza compresa tra corso Cavour e via de’ Montemarte, un luogo tra i più iconici e rappresentativi per gli orvietani del passaggio del Corteo Storico, in segno di gratitudine per quanto realizzato nel corso della sua vita per l’intera Città di Orvieto.
La mozione è stata illustrata dal Sindaco e Assessore alla Cultura, Roberta Tardani la quale ha ripercorso il profilo della Signora Lea Pacini e la storia del Corteo Storico.
“Gli anni 50 del Novecento – ha detto – diedero avvio ad Orvieto ad un’intensa stagione di sacre rappresentazioni, eseguite in Piazza del Duomo in concomitanza con la festività del Corpus Domini, con il fine di ricreare e celebrare il Miracolo Eucaristico, facendo rivivere in città una splendida atmosfera medievale. Nonostante fosse grande e sentita la partecipazione popolare all’avvenimento, negli anni il reperimento di finanziamenti da destinare al dramma sacro divenne sempre più difficile.
Furono però la determinazione e il coraggio di una grande donna, la Signora Lea Pacini, a cambiare quello che sembrava il corso inevitabile della storia. Fu la forza di una donna che non si faceva intimorire dai giudizi della gente a concepire il Corteo Storico come naturale prosecuzione delle sacre rappresentazioni, fu il suo carisma che le fece volere con tutte le sue forze e al di là di ogni resistenza che abbia incontrato sul suo cammino, che la processione religiosa fosse affiancata e anzi preceduta da un Corteo Storico”.
“La signora Lea Morelli in Pacini, nacque il 18 marzo 1905 – ha aggiunto – diplomata al Conservatorio, suonava il pianoforte e l’arpa e aveva lavorato come insegnante di musica. Moglie di Dante, un colonnello dell’Esercito, era una donna dinamica, forte e severa, abituata a prendere decisioni, a farsi valere, ad incutere quasi riverenza e forse timore. Visse per molto tempo in Africa per poi ritornare, dopo una breve parentesi triestina, ad Orvieto. Nei primi anni di nuovo in città frequentò la Croce Rossa Italiana in Piazza Gualterio e nel 1951 il Vescovo Francesco Pieri le propose di inventarsi qualcosa che avrebbe potuto accompagnare la processione religiosa del Corpus Domini.
Fin da subito la signora fu impegnata in un duro lavoro di creazione dal nulla di un progetto grandioso. Fu un’opera che impegnò senza sosta anche i suoi collaboratori più stretti, senza alcun riconoscimento economico, sarte qualificate e persone di sua fiducia alle quali richiedeva dedizione e costanza continui. Lei stessa cuciva, disegnava, dipingeva e guidava le sarte nel difficile compito di dare forma a quei meravigliosi abiti, pezzi unici realizzati rigorosamente a mano da sapienti mani artigiane.
Ebbe la geniale idea di far sfilare anche cittadini illustri, conosciuti da tutti in città per il loro lavoro, per l’occupazione o per il ruolo che ricoprivano e ciò contribuì al fatto che, nel giro di poco tempo, le domande per entrare come figurante fioccarono numerose. Il Corteo era divenuto in breve un simbolo di serietà, di rispettabilità e rappresentava quel senso di appartenenza alla comunità cittadina che in precedenza si era perso. Di anno in anno scriveva a mano anche le convocazioni dei figuranti, negli ultimi anni si arrivò a 400 lettere.
Seduta nella stanza alla sua scrivania, nella sala del Palazzo del Capitano del Popolo, la signora Lea sceglieva, vedendoli camminare verso di lei, i figuranti che sempre più numerosi si presentavano per il reclutamento. Ogni costume doveva essere assegnato nel modo più rigoroso possibile, ogni personaggio doveva saper interpretare l’abito che indossava e il conferimento di un costume non era mai casuale”.
“Nel 1991 – ha proseguito – è stata promotrice dell’istituzione di un’associazione, avente un proprio statuto, composta da 21 decani a vita nominati dalla stessa signora e da un’assemblea costituita da soci volontari che insieme ai decani ancora oggi nominano un comitato di gestione ed eleggono il presidente e il vicepresidente. La proprietà del Corteo e dei suoi pregiati costumi venne ceduta al Comune. I soci e i decani non percepivano nessun compenso e questo denotava il carattere squisitamente volontaristico dell’appartenenza all’associazione. Nel 1973 Lea Pacini è stata nominata Cavaliere al merito della Repubblica Italiana, morì il 19 febbraio 1992.
Una donna che ha creduto fermamente di realizzare se stessa nel suo progetto di vita, nella sua creatura tanto amata, nel suo Corteo senza dubbi è andata avanti nel suo disegno di appartenenza ad una comunità che probabilmente solo oggi ha capito fino in fondo quali fossero le sue intenzioni e la sua forza. Per queste ragioni riteniamo quanto mai opportuno e doveroso, in occasione del trentesimo anniversario della scomparsa, rendere omaggio alla memoria della signora Lea Pacini”.
“La mozione – ha concluso – nasce da un invito che ho avuto dal capogruppo Sacripanti e che ha riguardato anche la figura dell’Arch. Stramaccioni che molto collaborò con la Signore Pacini. Questa idea è stata condivisa con l’Associazione Lea Pacini ed il luogo della piazza compresa tra corso Cavour e via de’ Montemarte che tutti conosciamo come ‘Fontanasecca’ è stato concordato perché consono allo scopo. Vari i consiglieri che hanno sottoscritto la mozione che auspico venga accolta all’unanimità”.
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