Il Partito Comunista Italiano dell’Umbria ritiene che in questo momento il problema dei rincari stia danneggiando irrimediabilmente il settore agricolo e mettendo in crisi tutta la filiera agroalimentare.
In particolare, una maggiore sofferenza, la vediamo nella produzione di qualità, in quella di nicchia, ma in generale dilagante tra i piccoli produttori; sofferenza che oltre ai rincari, si amplifica con la riduzione dei consumi intervenuta da parte dei cittadini. Ricordiamo che il valore commerciale del settore, comprendendo quelli direttamente indotti, supera i circa 500 miliardi di euro.
In questo momento il rischio non si ferma alla sola attività agricola limitandosi ad imprenditori ed occupati nel settore, si amplia alle coltivazioni, ai raccolti e conseguentemente ai prodotti, compromettendone oltre alla quantità complessiva, le tipicità e le eccellenze che ci hanno sempre caratterizzato non solo a livello nazionale.
Perdurando la attuale situazione, per le imprese agricole andare avanti diventerà impossibile; le bollette dell’energia e del gas hanno subito aumenti di circa il 120%; i fertilizzanti sono rincarati del 150% in sei mesi; il gasolio di oltre il 40%.
La componente trasporti, che in Italia si sviluppa per oltre l’80% su gomma per i prodotti agricoli convenzionali, raggiungendo incidenza di oltre il 90% per quelli freschi o di nicchia, rifila l’ultimo colpo di grazia al settore. Non può infine essere trascurata l’impennata dell’inflazione, attualmente al 4,8% come non succedeva dal 1996.
I Comunisti Umbri intendono dire “BASTA!” e chiedono al governo della Regione di prendere coscienza del fatto che si sta uccidendo un settore importante e vitale per l’Umbria e per tutto il Paese. Chiedono misure coraggiose ed appropriate a livello strutturale e non solo di carattere straordinario e palliativo.
I Comunisti ritengono sia importante intervenire contemporaneamente anche sulle speculazioni che aumentando i prezzi ed appropriandosi dei passaggi intermedi succhiano la già poca linfa residua dei produttori. A questo riguardo, per togliere almeno piccole fette di mercato dalle mani di pochi parassiti, propongono alleanze tra produttori e consumatori per costruire insieme e gestire filiere corte e controllate. A questi mali, già più che sufficienti a distruggere un settore, non possiamo non aggiungere la preoccupazione, specialmente in capo alle aziende zootecniche, derivante dall’aumento di circa il 24% del pezzo del mais, per effetto della situazione Ucraina ed il fenomeno, ancorché minore ma non più trascurabile, della presenza sempre più diffusa e fuori controllo, di animali selvatici come i cinghiali, che in talune aree producono danni rilevanti alle colture.
Di fronte a tutto questo i Comunisti denunciano che i 5,5 miliardi di euro previsti dal Governo Draghi per l’ammortamento dei rincari dell’energia, da distribuire tra aziende e famiglie, sono del tutto insufficienti e non risolvono i problemi di fondo ben noti. Il Partito Comunista dell’Umbria intende perciò continuare, con iniziative, sensibilizzazioni e manifestazioni che possano estendere eco e partecipazione, una lotta decisa contro l’impoverimento e la totale perdita di rimuneratività del settore agroalimentare che da sempre, specialmente nella nostra Regione, ha rappresentato il maggiore vettore di sviluppo sostenibile e che ancora oggi, le scelte del PNRR, confermano come il più coerente segnale della vera transizione auspicata.
Fonte: PCI Federazione Umbria