di Andrea Impannati
Nella giornata di lunedì 1 marzo le delegazioni in rappresentanza dell’Ucraina e della Russia si sono incontrate, al confine ucraino-bielorusso, per intavolare un negoziato. Il negoziato, come molti analisti sostenevano, non è stato fruttuoso come si sperava. Le posizioni sono di contrasto netto e forte sia dal punto di vista territoriale che da quello di un’ipotetica tregua. I retroscena sul negoziato hanno popolato i fogli dei quotidiani mondiali, tuttavia, non hanno fatto emergere null’altro che la strategia predefinita della Russia di prendere tempo.
La poca considerazione del negoziato e le rituali smentite alle dichiarazioni di Macron, su ciò che vuol fare Putin, hanno dimostrato la difficoltà crescente dei leader internazionali, non solo democratici, nel trattare con l’autocrate russo. La scarsa credibilità impedisce quindi di spingersi fin ad una trattativa vera.
La pace, come ha sostenuto Mario Draghi nel discorso alla Camera dei Deputati di oggi, non è imminente. Ciò non si traduce in una completa rassegnazione, ma si dovrà ampliare la capacità e l’impegno per portare il conflitto a spegnersi velocemente. L’obiettivo finale di Putin è chiaro a tutti: rimodellare l’ordine di sicurezza mondiale, facendo crollare il sistema occidente che ha mantenuto il controllo mondiale per più di 70 anni. La guerra reale e la resistenza ucraina hanno modificato il piano originario di aggressione, facendo emergere alcuni scenari possibili.
Una rapida vittoria, che ormai è saltata, avrebbe potuto permettere un’annessione di fatto in tempi brevi, creando uno scossone nell’organizzazione della Nato. Una resistenza ucraina durevole potrebbe comportare l’aumento delle forze schierate, superiore a quelle già in campo, fino a raggiungere un’escalation tale da coinvolgere i paesi confinati (Romania e Polonia) quindi scatenare un conflitto mondiale. Una sconfitta dura e pura sarebbe altrettanto pericolosa, poiché Putin perderebbe la faccia sia in patria che nel mondo, quindi tenterebbe di riprendersi con azioni più spregiudicate di quelle già adottate.
La soluzione auspicata che imperversa nell’intero panorama italiano, è quella poco probabile della deposizione dagli oligarchi russi. I dittatori e gli autocrati del passato sono stati bersagliati numerose volte da attentati dal circolo dei potenti, con risultati spesso modesti.