di Danilo Stefani
La frontiera con la Polonia e la Romania, sbriciola il cuore: davanti alle immagini – riscaldati dal gas russo – vediamo bimbi piangenti, madri disperate che li trascinano sotto la neve e il freddo, mentre mariti nutriti di ferocia e angoscia – che fino al confine li accompagnano – devono tornare al fronte Ucraino. Quale fronte? Con quali armi? Arriveranno i rifornimenti dall’Occidente, e in che misura? Saprò usare quelle armi? Quante domande può farsi un uomo in quelle condizioni è inimmaginabile.
Vediamo però le sofferenze, le sentiamo sulla pelle di quella gente che attraversa il confine, anche sotto il conforto del nostro calduccio, il gelo ci attraversa, inesorabile. Perché non basta un Putin qualsiasi per farci dimenticare l’umanità, anzi, un Putin esalta l’umanità. Vivere, solo vivere, è un affare doloroso: lo sappiamo. Mettiamoci dentro un qualsiasi dittatore pazzoide, e allora si alimenta la strategia di follie che fu di Hitler, Mussolini, Stalin…e la storia diventa un cieco e feroce annientamento dei più deboli.
Cosa volete che sia la minaccia nucleare per questi disgraziati profughi?
I vassalli di Putin urlano intimidazioni atomiche, ma loro, i profughi, i disperati, sono in marcia per sopravvivere. Cosa ne sanno delle bombe di annientamento? Sanno che il loro Paese è distrutto. Sanno di aver perso degli affetti, sanno di camminare per i loro figli. Non sanno che a migliaia di chilometri dai loro pensieri troveranno un’altra Europa ad accoglierli. Un’Europa che sembra aver capito che l’ombrello americano copre fino a un certo punto; e ora deve fare da sola, sotto la neve, e dentro quella pietà e angoscia che però devono dare forza e costruzione.
Bomba o non Bomba, questi profughi disperati arriveranno anche da noi. Come Venditti, che con la sua meravigliosa canzone descriveva un tour di due amici, arriveranno anche a Roma. Anche nella Roma degli egoismi politici che punta alle elezioni del prossimo anno (non scordiamocelo).
Nell’auspicio di chi scrive c’è la rinuncia al gas russo e al loro petrolio, a qualsiasi costo e sacrifico: deve finire in ginocchio la Russia, come potenza economica e politica; in ginocchio, la sua finanza; in ginocchio la sua pletora di tiranni nazifascisti omicidi; in ginocchio davanti a migliaia, milioni di profughi costretti alla fuga per sopravvivere; in ginocchio davanti al sacrifico di migliaia di cadaveri innocenti. Anche senza l’energia russa, dobbiamo trovare la nostra energia: in tutti i sensi e corpi.
“Bomba o non Bomba, arriveremo a Roma” canta Venditti, ma poco importa se non sarà proprio che “…a Orvieto, poi, ci fu l’apoteosi…”, va bene anche il bunker di Putin, dove dovesse giacere pallido e inchiodato dal vuoto di una coscienza composta solo dai suoi gas.