di Pasquale Di Paola
Chiunque passeggi per la nostra incantevole cittadina, per i suoi affascinanti e pittoreschi vicoletti, non ha potuto non notare in questo ultimo periodo, all’ingresso di alcune abitazioni o condomini, delle vistosissime buste di plastica bianco fosforescente, visibili anche a cento metro di distanza. A Orvieto le case con davanti all’ingresso quelle buste sono denominate “le case degli infetti”.
Come ai tempi della peste manzoniana, quando le abitazioni degli infetti venivano additate con precisa segnaletica agli ingressi, cosi’ nel 2022 a Orvieto le case degli infetti da Covid19 sono identificate e marchiate con questi vistosissimi sacchi bianchi.
Nonostante una stringente normativa sulla privacy, soprattutto per quanto riguarda la tutela dei dati sanitari delle persone, protegga la riservatezza e la dignità il chi si ammala o di chi ha contratto un contagio, a Orvieto, nel silenzio generale, chi ha la sventura d’incappare nel contagio covid19 viene additato ed esposto alla pubblica piazza. E’ come se esistesse un registro aperto e visibile a tutti, con all’interno i nominativi di tutti gli infetti esposti. Registro le cui pagine sono aperte e ben visibili a tutti. Orvieto è un piccolo centro, di vista o di nome ci si conosce tutti. E cosi’ non di rado capita che la solita vicina di casa, vispa e pettegola, ogni sera ci bussi alla porta per aggiornarci su nome e cognome di chi ancora è contagiato, di chi si è negativizzato, delle new entry tra i nuovi positivi. Con una precisione così aggiornata in tempo reale che può tranquillamente sostituire i terminali della ASL. E tutti tacciono su questa modalità di esporre alla pubblica piazza le famiglie con contagi al loro interno. Famiglie identificate e marchiate, in maniera indelebile, con quei sacchi bianchi fosforescente visibili a cento metri di distanza. L’antico marchio di Caino, in versione moderna, applicato alla realtà orvietana.