Quando chiamiamo un amico con il cellulare, la prima domanda che poniamo al nostro interlocutore non è più ‘Come stai’, ma ‘Dove sei’. Vogliamo in tal modo identificare anche visivamente la posizione di chi stiamo chiamando, sentirci ‘vicini’ a lui e partecipi del luogo e della situazione in cui l’altro si trova.
L’amicizia è un rapporto profondissimo e prezioso, ‘Chi trova un amico trova un tesoro’ è un proverbio che conosciamo tutti, forse però non tutti sappiamo che questa massima si trova proprio nella Bibbia: un amico è come un tesoro, un balsamo che ci aiuta e per quale non c’è limite, perché l’amicizia vera si vive con tale intensità e per la quale si compiono azioni che solo nell’ambito di un amore amicale possono essere compresi.
Ma Dio può avere degli amici? La risposta è sicuramente positiva. Lo ha ben spiegato durante il recente incontro di riflessione spirituale di Nova Civitas Don Gianni Fusco, docente Lumsa e recentemente nominato animatore spirituale del Movimento giovani dell’Unione cristiana imprenditori dirigenti (Ucid).
Le parole dell’amicizia con Dio: un rapporto che inizia dalla Creazione. La storia di Dio e dell’uomo è definita da un rapporto di amicizia, un unicuum nella storia delle religioni. Nella Genesi Dio ha plasmato l’uomo dalla polvere ed è questa la prima delle parole chiave da sottolineare. Essa riappare sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento e si riallaccia al concetto di casa (domus in latino) – un luogo importantissimo cui ci poniamo in relazione con la nostra famiglia – sia a quello di ‘domenica’, in cui i cristiani incontrano il Signore definendo questa relazione di amicizia con Dio e con gli altri. Dio non abbandona, ma cerca l’uomo e la donna subito dopo il peccato originale chiedendo ‘Dove sei?’ volendo riallacciare fin da subito la relazione di amicizia con loro. L’amicizia si sostanzia nella condivisione e nella comunione. Nell’Ultima Cena (Vangelo di Giovanni) Gesù dice agli Apostoli: ‘ Vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi‘. Chi entra in un percorso di amicizia con Dio e con le persone si apre a questa dimensione comunionale. Si dice che avere un amico fa ‘entrare in un comune sentire’: “io sentivo che tu… anche se non ti vedevo”. L’amicizia comporta allora la trasformazione: quando abbiamo un rapporto amicale lo valorizziamo e ne siamo valorizzati, ci trasformiamo dal punto di vista etico-spirituale per poter comprendere l’altro profondamente. La chiesa è definita da questa amicizia con Dio e con le persone. L’unità dei cristiani è l’unità dei cuori, come si legge nel capitolo 17 del Vangelo di Giovanni:
Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me. (Giovanni, cap. 17).
Ma noi cristiani sappiamo veramente rispondere con amicizia alla chiamata di Dio?
Nei difficili mesi dell’emergenza pandemica ci siamo abituati a scambiare relazioni virtuali per lo più attraverso piattaforme digitali, cellulari, tablet, pc. La tecnologia è stata certamente un aiuto fondamentale per rimanere in contatto, per colmare quella distanza fisica che all’improvviso è venuta meno, permettendoci di farci sentire meno soli e di comunicare con i propri cari e con gli amici. Eppure gli schermi e le relazioni virtuali non possono sostituire la sostanza profonda dell’incontro reale. Lo vediamo nella difficoltà del presente di riallacciare con il prossimo un dialogo fecondo e altruista. Abbiamo bisogno oggi di una nuova concordia che abbracci tutti i livelli, politico, sociale, economico e non ultimo personale. Nova Civitas nel suo percorso formativo 2021/2022 ha per questo scelto come filo conduttore proprio l’amicizia che è un valore che può sostanziare ogni luogo e ogni contesto. Cidobbiamo chiedere se in questi due anni sia stata realmente coltivata o piuttosto abbandonata.
Prossimi appuntamenti: 12 marzo “Amicizia e politica” con Ernesto Preziosi; 16 marzo “L’amicizia tra i popoli” con Francesca di Maolo e Maria Luisa Lagani.