di Danilo Stefani
Alla fine Vladimir ce l’ha fatta sotto gli occhi. Terminate le Olimpiadi della neve, lui, così piccoletto e basso come la metà di Berlusconi con i tacchi, ha spiccato il grande salto in alto, neanche fosse stato la nostra Medaglia d’Oro Olimpica Tamberi. Zitto zitto, quatto quatto, con 200.000 uomini schierati da settimane ha tirato fuori i muscoletti e inorridito il mondo libero attaccando l’Ucraina.
Erano tutti uomini al confine ucraino e dintorni, “solo in esercitazione”, dicevano i russi. “Putin sta per attaccare, è solo questione di giorni e invaderà” dicevano gli americani. Gli europei intanto si sedevano convinti al tavolo putiniano. Più il presidente francese Macron alzava la voce – con megafono – più il piccolo zar rispondeva “Niet” dall’altro capo di un tavolo lungo come la prospettiva di allargamento russa.
E nella notte tra il 23 e il 24 febbraio, Putin ha iniziato l’invasione dell’Ucraina per “De – nazificarla” con bombe, missili e carri armati. ‘Disinfestazione’ che prosegue nonostante le “terribili sanzioni mai viste” preannunciate da Joe Biden e alleati (il vecchio Joe, quello della vile e ignobile fuga americana dall’Afghanistan, ricordate?).
Sanzioni da far tremare i polsini della camiciola di Putin nella sua tenuta di gala, e che al momento, e come volevasi dimostrare, vedono l’Europa già divisa. Mentre scrivo l’orrore è in atto. Si combatte in ogni via a Kiev. La guerra è sempre un “mentre”, un divenire sciagurato, un mentre che prosegue fluido quando altri potentati dormono, magari avvitati ai rubinetti del gas russo.
La guerra, Putin, ce l’aveva scritta in fronte: un fronte spazioso e largo come l’Ucraina, la Bielorussia (già complice) e la Crimea, annessa nel 2014. Non rimane che esporre la Bandiera Ucraina, che verrà pure strappata in guerra ma non dai nostri balconi, terrazze e finestre. Per qualcuno sarà una sanzione minima ma simbolica, per altri un atto di solidarietà dovuto. Intanto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ex attore comico e nessuna parentela con Beppe Grillo, combatte, impavido: finché esistono uomini come lui, per l’umanità c’è sempre speranza. Infine una statistica, tetra, per Vladimir Putin: spesso i dittatori, piccoletti o robusti, passato il Rubicone finiscono ingoiati da una storia che fa sanzione e giustizia da sé stessa.