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Home Politica

Giunta Tardani, Pci Orvieto: “A proposito di aver riacceso la luce…si stava meglio al buio”

Redazione by Redazione
9 Febbraio 2022
in Politica, Secondarie, Archivio notizie
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“Sono passati due anni e mezzo dall’insediamento della giunta in carica: sembra ieri e non per modo di dire. Sembra ieri perché del cambiamento, della nuova linfa che avrebbe dovuto alimentare il futuro di questo Comune, non abbiamo visto niente. All’immobilismo ed alla carenza di idee di cui veniva tacciata la precedente amministrazione ed in generale tutte quelle di centro sinistra, è seguito il vuoto, a malapena viene gestito l’ordinario, il corrente, senza che nessuna visione di futuro supporti idee concrete, progetti, figuriamoci programmi di breve o medio termine.

In questo prorompente rinnovamento, e non si invochi la pandemia come alibi, la giunta ha perso il Distretto Socio Sanitario, ha prorogato la vita della discarica, gli stessi esponenti, che anni or sono, marciavamo insieme per chiuderla. Però una cosa, almeno una l’ha messa in campo ed è doveroso citarla: farà il secondo stralcio della complanare. Magari dove più impatta e nuoce a quella minima attività agricola che è rimasta viva, però la farà.

Se fossimo concorrenti del gioco indegno e per certi versi comico dell’attuale politica, ridotta a mestiere, esibizione di potere, passerella o passatempo, trovandoci non all’opposizione, ma addirittura fuori del Palazzo, noi del PCI dovremmo solo gioire delle disgrazie altrui, ma non è questo il metodo politico che ci caratterizza. Come cittadini prima di tutto, non avvezzi alle poltrone ed alla notorietà, per l’appartenenza storica che da sempre ci caratterizza, facendo nostro il disagio e le difficoltà sempre maggiori che avvertiamo in vari contesti sociali e produttivi dell’orvietano, non ci basta doverci augurare che arrivi presto il 2024 e che i nostri concittadini si ricredano sulla opportunità di rinnovare l’affidamento del futuro di questa comunità agli attuali amministratori.

Noi non abbiamo interessi da coltivare ne immagini da tutelare, riconosciamo la modesta consistenza ed ammettiamo anche i nostri limiti. Non ci siamo mai nascosti dietro false illusioni e non ci sentiamo anacronistici o superati. La proposta elettorale compartecipata dal Partito Comunista, modello di una amministrazione a forte indirizzo sociale, consapevole del valore, della necessità e degli oneri di quelli che non a caso si chiamano servizi e non beni voluttuari. Abbiamo un’idea di futuro da fondare in maniera decisa, basata sulle risorse materiali, certe e rinnovabili che abbiamo, sul patrimonio di bellezze di varia natura che ci circonda, futuro non disgiunto dal territorio dal quale non possiamo rimanere separati perché saremmo ancora più insignificanti e vulnerabili di fronte alla premeditata indifferenza della Regione.

Questo modello non ha avuto il consenso auspicato, forse non siamo stati convincenti,  ne prendiamo atto allo stesso modo di come speriamo lo abbiano fatto, ricordandosi della loro sordità, le componenti moderate della sinistra  e di alcune aggregazioni costruite in occasione della tornata elettorale, che di fronte alla nostra pubblica richiesta di mettere da parte personalismi inutili ed utopie e coordinarsi su idee progressiste concrete e realizzabili, da tradurre in un progetto di governo cittadino condiviso e spendibile, hanno preferito altre soluzioni. Da soli, come siamo rimasti, in tutta onestà non ci era possibile fare di più, ma questo non ha fatto venire meno le convinzioni, i presupposti e la coerenza che rimangono quelli del 2019 e di sempre, chiaramente orientati ad un diverso modello di amministrazione dove il carattere e la gestione pubblica siano i cardini imprescindibili.

Lo scenario che possiamo vedere oggi a livello nazionale, anche riferito alle recentissime elezioni del Capo dello Stato, scoraggia anche il solo parlare di politica e rende sempre più difficile trovare nel trasformismo e nell’opportunismo dilaganti, una coerente interlocuzione con Soggetti che nei fatti e non solo a parole, si professano di sinistra. Noi del PCI a sinistra ci siamo, come da sempre ci siamo stati. Non si tratta di una collocazione geografica, la nostra visione di Società è e sarà sempre totalmente contrapposta ad ogni forma di capitalismo e liberismo che cercano di intaccare o sostituirsi al ruolo del Soggetto Pubblico, per noi unico protagonista di ogni processo che possa interessare, gestire e garantire il benessere sociale, la erogazione dei servizi primari, la tutela dei diritti della gente ed il suo futuro sostenibile.

Sanità, ambiente, rifiuti, acqua, sviluppo sostenibile, salvaguardia e valorizzazione del territorio e delle sue eccellenze naturali, artistiche e storiche, aggregazione sociale. Sono i perni fondamentali che il Soggetto Pubblico deve riconquistare a pieno e su cui si può e si deve costruire non solo l’esercizio ordinario, bensì il futuro e la vera transizione. Occorre però avere oltre ad una adeguata base di partenza che di certo non ci manca, anche un orizzonte di riferimento. Occorre misurare la capacità e le risorse disponibili o da pretendere, perché anche questo dovremmo fare anziché prestare il fianco in silenzio alle decisioni dei palazzi perugini. Occorre infine guardarsi indietro e ricordarsi di come e quante volte le opportunità siano diventate, o fatte diventare, occasioni per speculazioni e facili guadagni, vanificando principi ed intenzioni anche buone, naufragate per l’assenza di una pianificazione preventiva, di una gestione attenta e dei controlli necessari.

L’ attuazione del PNRR offrirà, anzi sta già offrendo una nuova ghiotta occasione al riguardo. La necessità di stringere i tempi, l’assenza di progetti condivisi con i cittadini, coerenti con esigenze diffuse, l’eseguibilità non sempre verificata, una sommaria e non approfondita valutazione del rapporto costi/benefici, sono elementi che minacciano la buona riuscita degli intenti e spesso si prestano a produrre maggiori costi, che diventano guadagno per qualcuno, non certo per i cittadini. Il nostro futuro non ce lo regalerà nessuno. Dobbiamo provare a costruircelo da soli, sottraendolo a tutti quelli che vorrebbero continuare a guadagnarci sopra. È un diritto e non un prodotto da supermercato. Insieme lo possiamo pretendere.

Fonte: PCI – Federazione di Orvieto

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