“Con il nuovo Piano Rifiuti, pur riconoscendo la necessità di impianti per il trattamento e lo smaltimento, la Giunta rifugge dalla responsabilità di operare le scelte necessarie e di avviare le soluzioni già oggi possibili. In concreto, si limita a riproporre l’ampliamento delle discariche (in particolare quella de Le Crete), proprio come le Giunte precedenti”. E’ una bocciatura senza appelli quella che l’associazione Amici della Terra ha operato sul nuovo piano regionale dei rifiuti. In una conferenza stampa svoltasi nella giornata di venerdì 28 gennaio,
Monica Tommasi, presidente di Amici della Terra, ha condiviso una lettura accurata dei dati e delle possibili proposte per evitare l’ampliamento emergenziale richiesto della Giunta regionale.
“Gli ampliamenti riguarderebbero le discariche di Belladanza, Borgoglione e Le Crete a Orvieto“, ha detto. “Lo scenario previsto è quello di iniziare la costruzione del termovalorizzatore nel territorio di Perugia, con una messa a regime nel 2026-2035. Tuttavia, una mancanza di politiche informative sulla questione dello smaltimento, renderà ancora più complicato l’individuare un luogo per la struttura del termovalorizzatore. Considerando, quindi, le 195 mila tonnellate di rifiuti annuali stimati da collocare in discarica, serviranno prima della messa in opera dell’ipotetico termovalorizzatore un milione di metri cubi aggiuntivi. Le discariche a questo ritmo saranno colme nel 2025. Il nostro pessimo smaltimento, di cui il 40% dei rifiuti va direttamente nelle discariche, non può essere ridotto senza un’impiantistica di rilievo.”, ha proseguito. “Un possibile sfruttamento delle risorse del PNRR, e la velocità richiesta a questi fondi potrebbe impedire la crisi dei rifiuti a cui assistiamo da decenni. La discarica Le Crete aveva infatti il compito di contenere rifiuti del territorio e di non esaurirsi prima di 50 anni dall’ampliamento”, come ha ricordato Maurizio Conticelli, il quale ha anche ribadito l’intenzione di riaprire il Comitato Leonia, che si è battuto negli anni per la questione dei rifiuti. Anche il sindaco di Todi, Antonino Ruggiano, ha partecipato attivamente alla conferenza, ringraziando l’associazione per il lavoro svolto. La proposta in campo dell’associazione è quella di utilizzare il combustibile solido secondario, prodotto creato con i rifiuti, che può andare a sostituire l’utilizzo di carbone nei cementifici di Gubbio. Inoltre sarebbe possibile utilizzare l’inceneritore di Terni, oggi in funzione per gli scarti dell’industria cartiera, così da smaltire parte di ciò che finirebbe in discarica. Le misure qui previste infatti allungherebbero la vita delle discariche esistenti fino al 2064.
Nello specifico, gli Amici della Terra entrano nel dettaglio di quella che è la realtà attuale e di quelle che potrebbero essere, a loro dire, le iniziative costruttive volte a risolvere il problema dei rifiuti per almeno 50 anni. (Andrea Impannati)
Situazione attuale
In Umbria i rifiuti prodotti nel 2020 sono stati 438.903 tonnellate secondo i dati Ispra, circa 507 kg per abitante all’anno. Per capire meglio come vengono gestiti i rifiuti e la loro destinazione è molto importante costruire i flussi di materia. Come Amici della Terra abbiamo costruito questo diagramma a partire dai dati del 2020 e dalle informazioni ricavate dal rapporto nazionale rifiuti di Ispra. La raccolta differenziata si attesta al 66,2%, è uno strumento indispensabile ma produce comunque scarti non riciclabili, per i quali mancano impianti adeguati a chiudere il ciclo. Infatti, ci sono scarti sia dal trattamento dell’organico che dai trattamenti delle frazioni secche (plastica, legno, metalli, vetro).
(*1)Arpa Umbria nel 2018 ha valutato il tasso di riciclo (rapporto tra la sommatoria delle frazioni carta, plastica, vetro, legno, metalli e frazione organica, avviate effettivamente ad impianti di riciclaggio al netto degli scarti e la sommatoria dei quantitativi delle stesse frazioni contenute complessivamente nel rifiuto urbano totale) per la regione pari al 58%. Lo scarto medio calcolato si attesta sul 17%
(*2): Rifiuti di carta, cartone, legno, rifiuti provenienti da comparti industriali (agroalimentare, tessile, carta, legno), rifiuti da trattamento aerobico e anaerobico dei rifiuti.
Capacità residua delle discariche a dicembre 2020 secondo i dati ISPRA: 807.983 metri cubi
Lo schema sopra riportato, pur contenendo ampie informazioni, non è però esaustivo perché non ci dice, ad esempio, quale è la percentuale di scarto della parte secca della raccolta differenziata, quanto è il livello di riciclo di questo differenziato, o a quali discariche vengono conferiti i rifiuti. Ci fa vedere, però, che in mancanza di inceneritori, la discarica rimane l’unica soluzione. L’Umbria conferisce quantità elevate di rifiuti in discarica, il 37%, ed è in tal senso una delle peggiori regioni italiane, pur avendo un numero di abitanti basso (pari a tre municipi di Roma).
Infatti, dalle percentuali di smaltimento in discarica delle regioni italiane vediamo che l’Umbria si trova al quinto posto. Il grafico seguente va letto considerando anche che la Campania, il Lazio, il Veneto e il Friuli fanno ricorso a esportazione dei loro rifiuti verso altre regioni o all’estero con un meccanismo tutto italiano che trasforma, cambiando il codice CER, i rifiuti urbani in rifiuti speciali dopo essere passati nel trattamento meccanico biologico (TMB).
Il grafico sotto riportato dimostra in maniera molto chiara che al nord, dove ci sono gli impianti (impianti di compostaggio, di digestione anaerobica, di termovalorizzazione), il ricorso alle discariche è minimo (la Lombardia porta in discarica il 4%, l’Emilia Romagna il 9%) e la raccolta differenziata è massima così come il riciclo. Dove mancano gli impianti il ricorso alle discariche è inevitabile oppure come in Campania o nel Lazio si esportano fuori regione.
Scenario proposto dagli Amici della Terra
Ci siamo domandati come poter raggiungere obiettivi di conferimenti in discarica vicini alle percentuali delle regioni più virtuose, in tempi brevi, in quanto, lo scenario previsto dalla regione Umbria prevede di arrivare a percentuali di conferimenti in discarica intorno al 7% ma non stabilisce tempi certi per questo obiettivo che è subordinato alla costruzione di un inceneritore nel territorio di Perugia. Crediamo, invece, che si possano e si debbano fare delle scelte ora utilizzando l’impiantistica già esistente evitando ulteriori ampliamenti delle discariche.
Riportiamo lo “scenario regionalizzato” previsto anche nel documento redatto dalla Direzione regionale ambiente allegato alla delibera n. 2 del 2022 della Giunta regionale. E’ uno scenario da cui si deduce che, senza nessuna azione, le volumetrie disponibili si esaurirebbero entro il 2025.
La mancanza di impianti di recupero energetico ha determinato e sta determinando un fabbisogno delle discariche per la chiusura del ciclo tra le 180.000 e le 200.000 tonnellate all’anno di rifiuti.
Considerando un fabbisogno annuo di discarica di circa 195.000 tonnellate e una capacità residua delle discariche al 2020 di circa 808.000 metri cubi, come riportato dal rapporto Ispra, in mancanza di impianti di recupero energetico, le discariche si esauriranno nel 2025. Se lo scenario previsto dalla Regione non entrerà a regime nel 2030 occorrerà un fabbisogno di discarica di circa 1.000.000 di metri cubi aggiuntivi. Se lo scenario non entrerà a regime fino al 2035, cioè se non si riuscirà a costruire l’inceneritore, il fabbisogno di smaltimento salirà a 2.000.000 di metri cubi. E’ evidente che bisogna intervenire velocemente con misure e azioni.
Nel 2020 la produzione di rifiuti è stata di circa 439.000 tonnellate. E’ stato un anno di crisi a causa del Covid 19 e quindi assumiamo, per questo scenario una produzione di circa 455.000 tonnellate di rifiuti annui prodotti in Umbria senza prevedere riduzioni negli anni a seguire.
Abbiamo previsto che la raccolta differenziata si attesti al 70%. Lo scenario prevede l’utilizzo dell’inceneritore di Terni e delle cementerie di Gubbio.
Questo scenario eviterebbe innanzi tutto la costruzione di nuovi impianti per la chiusura del ciclo, consentirebbe di smaltire in discarica quantitativi di rifiuti sensibilmente inferiori a quelli attuali (di un ordine di grandezza) e determinerebbe un immediato e consistente allungamento della vita della discarica di Orvieto, unica ad avere volumetrie residuali significative ed elevati requisiti di sicurezza, come indicato nella tabella sotto riportata.
Contribuirebbe, inoltre, a ridurre l’impatto ambientale determinato dalle emissioni climalteranti e inquinanti dovute principalmente alle discariche. Infatti proprio le discariche contribuiscono alle emissioni di gas climalteranti a livello nazionale per il 3% e la sostituzione dei rifiuti di pulper da cartiera, provenienti da fuori regione, con i rifiuti urbani, ridurrebbe significativamente gli impatti ambientali in particolare quelli relativi alle emissioni di gas climalteranti dovuti all’utilizzo della discarica.
Senza considerare le emissioni dannose evitate dovute al trasporto di rifiuti su lunghe distanze e la ferma la possibilità e l’auspicio di dare seguito ad ulteriori progetti di elevato carattere ambientale, come il teleriscaldamento che risolverebbe il problema dell’inquinamento da polveri PM10 per la città di Terni dovuto principalmente al riscaldamento domestico. E proprio a causa dei ripetuti superamenti dei limiti di concentrazione che si sono registrati nella “Conca Ternana”, l’Umbria è stata inclusa nella Procedura di infrazione 2014/2147 CE che la Commissione europea ha attivato contro l’Italia per il superamento dei valori limite di PM10.
La sostituzione di carbone con CSS (combustibile solido secondario), prodotto dagli scarti della raccolta differenziata e indifferenziata, nei cementifici di Gubbio ridurrebbe significativamente gli impatti ambientali dovuti sia all’uso del carbone nei forni sia alle emissioni incontrollate delle discariche.
Pertanto, dall’analisi dei dati, riteniamo che il ricorso all’inceneritore di Maratta Bassa per i rifiuti urbani e alle cementerie di Gubbio per il CSS sia inevitabile per una efficace gestione dei rifiuti al fine di ridurre lo smaltimento in discarica nel rispetto delle più avanzate normative europee ed italiane”.