“Dalla Città dell’Io alla Città del Noi”. È la sintesi di un pensiero che ci piace, di una necessità impellente, di un obbligo improrogabile per gli orvietani di Orvieto e dell’Orvietano. Gli interessi di parte hanno predominato e continuano a farlo nella dinamica amministrativa, con una disattenzione per il bene comune che ha coinvolto maggioranze ed opposizioni che si sono alternate negli ultimi decenni, al di là del ruolo.
Non è sfortuna se l’Orvietano perde reddito e quindi popolazione e quindi ruolo politico. E non è tutta responsabilità della cosiddetta classe politica, sempre imputata di tutte le iatture. L’élite del nostro territorio, tutta, da partiti a imprenditori, da amministratori di enti fino a sindacati e associazioni di categoria, ha prodotto pochi imprenditori, pochi politici di spessore, pochi intellettuali ed è il riflesso preciso di una popolazione rissosa e rancorosa al suo interno, al di sopra di ogni standard di provincialismo. L’interesse individuale o di parte ha sempre prevalso nelle scelte focali contro altrettanti interessi comuni.
È dai tempi della Legge sulla Rupe che gli orvietani non trovano unità e non riescono ad immaginare un futuro mediato sugli interessi di tutti. Siamo deboli, non incidiamo nei disegni che ci riguardano, l’Orvietano è soltanto un’area regionale funzionale alle esigenze di tutte le altre. Scelte tecniche regionali in sanità, gestione del territorio e dei rifiuti seguono una logica efficientista che può essere anche valida dal punto di vista perugino che governa la Regione, ma che non tiene conto delle necessità del nostro territorio, delle sue peculiarità di area di confine, delle aspirazioni di autodeterminazione della propria qualità della vita manifestata ciclicamente dagli orvietani e liquidata come semplice e antistorico campanilismo.
Dobbiamo costruire la “Città del Noi”, informarci e dibattere, pensare e incidere sulle decisioni delle amministrazioni deputate a governarci. Basta deleghe in bianco, basta progetti per grandi immobili che stanziano in cassetti come se fosse normale non discuterne o ristrutturazioni di locali come se risolvessero l’esigenza di riqualificazione delle periferie. Basta idee casuali e contingenti che non riescono a diventare pensiero e progetto.
Intendiamoci, non siamo dei romantici ed illusi cittadini perbenisti che si appellano alla propria comunità richiamando al bene e al giusto, convinti del futuro meraviglioso che può conquistare Orvieto scegliendo di valorizzare le proprie indiscusse ricchezze. Facciamo mente locale e visualizziamo con volto, nome e cognome e storia quelli a cui chiediamo di imparare ad ascoltare, a ragionare, a superare l’interesse del proprio partito e del proprio bacino di simpatizzanti. Sappiamo bene, benissimo, che non basterà un appello, per quanto accorato.
Ma attenzione, la qualità della vita economica e sociale dell’Orvietano si va depauperando in modo irreversibile e gente che amministra la città in una forma o in un’altra da decine d’anni deve temere il giudizio della gente da cui si è fatta eleggere, a cui ha chiesto la fiducia e il voto, maggioranza o opposizione che sia, a Orvieto o nei paesi del territorio. Noi cercheremo di fare la nostra parte aperti al contributo di chiunque si riconosca e abbia come unico interesse il bene del nostro territorio. Basta egoismi di parte o la popolazione, sfinita, comincerà a tirarvi stracci.
Fonte: Associazione PrometeOrvieto