di Claudio Lattanzi
Cacciata dal suo partito su due piedi e liquidata in due minuti dalla Giunta comunale. Una foto su facebook costa la “carriera” politica ad Angela Sartini secondo un clichè ricorrente in cui il valore e il lavoro delle persone, la loro dignità, la capacità di confrontarsi con loro, anche la possibilità di chiarire e chiedere eventualmente scusa vengono sistematicamente azzerati una volta che il tribunale di facebook ha emesso la propria sentenza inappellabile. Se solo una manciata di anni fa avessimo pensato che un politico potesse essere destituito per aver messo una foto su internet, indipendentemente dal suo operato, ci avrebbero rinchiusi al manicomio, invece adesso che abbiamo portato tutti il cervello all’ammasso, lo consideriamo normale.
Il fatto che un assessore come la Sartini abbia appena portato a casa un finanziamento da cinque milioni nel Pnrr grazie ad un importante progetto a cui ha lavorato in questi anni e che prevede una struttura destinata alle famiglie e al contrasto al disagio (mentre oggi chi ha bisogno del servizi di igiene mentale è stato relegato a Bardano), non conta nulla. La sostanza delle cose non conta nulla di fronte alla religione di facebook. Il problema non è l’invocazione simbolica di Hitler e la finzione ipocrita di pensare che qualcuno oggi possa essere seriamente nazista, ma il comportamento religioso di chi ritiene che si debba essere tutti zelanti esecutori di ciò che il gregge dei social ha deciso essere giusto.
In questa metamorfosi che ci porta ad essere tutti docili officianti del culto di facebook, il conformismo a cui ci uniformiamo docilmente nasconde un oscurantismo dogmatico che è speculare a quello di cui l’ex assessore ha dato qualche volta prova, attirandosi molte antipatie. In entrambi i casi, ad essere sacrificata è la nostra dimensione razionale, la capacità di giudicare la sostanza delle cose, la forza e il coraggio di far prevalere il ragionamento contro la pulsione di lapidare mediaticamente e con il consenso della maggioranza social chi assume posizioni eretiche anche solo a livello simbolico.
Viviamo in un perenne medioevo mentale, ma con l’illusione di essercene emancipati grazie alla tecnologia che ha invece trasformato in dogma l’opinione di una ipotizzata maggioranza da tastiera. Ci sono poi varie ragioni di bassa cucina politica che sono evidenti e che riguardano il fastidio crescente con cui, soprattutto in Umbria all’interno della stessa Lega, si guarda ormai alla componente dell’integralismo cattolico che fa capo al senatore Simone Pillon a cui appartiene Angela Sartini e l’opportunismo tutto orvietano di cogliere al volo l’occasione giusta per liberare una casella nel piccolo risiko delle tanto ambite poltroncine. Il tutto giustificato in nome della nuova religione di cui siamo diventati inconsapevoli adepti grazie al battesimo effettuato attraverso un login.