Abbiamo una responsabilità enorme e inattesa dopo la crisi della politica inchiodata sulle sue inadempienze e sul caso sanitario legato al Covid. Basta ai partiti personali, ai movimenti populisti, alla magistratura invadente. Il dover dare delle risposte ai cittadini obbliga tutti i poteri a nuove armonie di comportamenti. Riavvolgere il passato per trarne elementi di azione e comportamenti nuovi è la strada, abbandonando i saltimbanchi della parola e con ironia e saggezza affrontare il campo aperto dei nuovi orizzonti che l’era in cui viviamo ci ha messo di fronte.
Il crocevia di sollecitazioni sta nella concertazione, nella condivisione, nella solidarietà delle azioni e delle idee che si evidenziano giornalmente nella società, ma inascoltate. Inseguire l’ordine nel caos attuale è il futuro fatto appunto di imprevidibilità, senza banalità e finti profeti. Non roviniamo la politica annacquandola con opinioni saltuarie, fine a se stesse, prediligendo di rappresentare quella di tutti. L’importante è chiedere sempre a chi ti è vicino se vuole dire la sua. Certo ognuno ha la sua storia e non la si deve racchiudere in una solitudine unendo le forze verso il cambiamento.
Il desiderio delle nuove generazioni è quello di sentire i giudizi e le azioni cambiare e di non essere messi ai margini della storia. Insomma alla base c’è la dignità dell’uomo quindi interrogarsi come stare al mondo, come rispettare la natura e come vivere in armonia. Soprattutto trovare il modo di non essere snobbati dai contemporanei che cercano di non farci affacciare alla modernità.