“Siamo delle persone che nel novembre 2012 sono state ‘travolte’ dall’inondazione delle acque del fiume Paglia, subendo gravissimi danni materiali, morali e psicologici. Affidiamo ai mezzi di comunicazione questa nostra, perché possa essere spunto di riflessione per l’attuale Amministrazione Comunale e comunque per tutti coloro che la leggeranno. Dopo quell’evento, noi come tanti nella nostra stessa situazione, siamo stati lasciati soli, ci siamo dovuti rimboccare le maniche e andatre avanti.
Nel silenzio delle istituzioni, abbiamo deciso di far valere i nostri diritti e nel 2013 ci siamo rivolti al Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche – specializzato in materia – ed abbiamo chiesto, tramite l’instaurazione di un giudizio di carattere tecnico, che venissero accertate, tra le altre cose, le responsabilità per quanto era accaduto chiamando in causa il Comune di Orvieto, che fin da subito, in base ai documenti acquisiti, era risultato come soggetto responsabile.
Il perito incaricato dal Tribunale, fatti i dovuti rilievi e presa visione di tutta la documentazione, ha dato delle risposte complete ed esaurienti ai giudici. Quello che è emerso dagli accertamenti ci ha lasciati allibiti, sgomenti e allo stesso tempo molto arrabbiati verso coloro che amministravano la città allora e, come diremo in seguito, anche verso coloro che la amministrano oggi. E’ noto che Ciconia e La Svolta si trovano in un’area ad elevato rischio idrogeologico. Alla luce di questo, il Comune di Orvieto aveva chiesto ed ottenuto dalla Provincia l’autorizzazione a mettere in sicurezza la zona tramite l’esecuzione di opere idrauliche, seguendo precise prescrizioni.
Secondo il tecnico, però, questo non è avvenuto. Il Comune non ha completato le opere idrauliche e quelle realizzate in parte, non sono state eseguite a regola d’arte, e così il giorno della piena del fiume le nostre proprietà sono state invase dall’acqua. Un vero disastro, che per fortuita coincidenza non ha coinvolto vite umane. In quella fase, il tecnico del Tribunale delle Acque tentò una conciliazione tra le parti, ma il Comune si rifiutò di aderire. Nel 2015 abbiamo iniziato la causa di merito, che si è conclusa proprio alcune settimane fa con una sentenza che ci ha dato ragione: il Comune ha delle precise responsabilità per quanto accaduto e dovrà versare un risarcimento.
La sentenza è chiara sul punto ed ha confermato tutto quanto era stato già accertato dal perito nella prima fase. Quello che emerge dalla decisione dei giudici e che risulta chiaro a chiunque è che la sicurezza dei cittadini è stata gravemente trascurata da parte di coloro che amministrano la città, una cosa inaccettabile. L’esondazione del fiume Paglia è stata un fatto eccezionale? Si, lo è stato, ma solo in quanto non si può prevedere il fatto, ma non certamente per la conseguente alluvione, assolutamente evitabile, per quanto di responsabilità dell’Ente. Questo si legge nella sentenza.
Abbiamo letto e riletto i passaggi della decisione ed è chiaro ed accertato che se il Comune avesse realizzato l’opera in maniera conforme a quanto prescritto dalla Provincia, non si sarebbe verificata una ‘rientrata d’acqua’ di dimensioni molto consistenti. Se il Comune avesse rispettato le regole di diligenza nell’esecuzione, si sarebbero evitati i danni alle nostre proprietà. Questo Comune, in cui viviamo e in cui, da bravi cittadini, paghiamo le tasse, si è dimenticato di noi e di tanti altri che, dopo il 12 novembre 2012 , hanno dovuto riprendere in mano, da soli, le proprie vite.
Sono trascorsi 8 lunghi anni, accertamenti su accertamenti, per arrivare a riconoscere la responsabilità del Comune di Orvieto, di amministratori che, evidentemente, e lo dice un tribunale, non hanno fatto quello che dovevano, che non hanno dato peso alcuno alla nostra sicurezza, alla sicurezza delle nostre famiglie. Peccato che poi è arrivata la piena del fiume Paglia a ‘portare a galla’ tutta la situazione.
Sono trascorsi 8 lunghi anni perché, nonostante fosse tutto documentato, nonostante fosse già ben chiaro che vi erano delle responsabilità, il Comune, nel 2013, si è guardato bene dal conciliare. Ancora oggi, peraltro, nonostante una sentenza che mette l’Ente con le spalle al muro, il silenzio di questa Amministrazione è assordante. E pensare che della tutela e dell’interesse primario del cittadino ha fatto baluardo in campagna elettorale.
Ora ci chiediamo, cosa pensano di fare? Sono 8 anni che attendiamo, inutilmente, di essere risarciti. Forse intendono passare la ‘patata bollente’ alla prossima Amministrazione, proponendo appello per allungare i tempi? Crediamo che è ora di mettere la parola fine a questa vicenda, è veramente arrivata l’ora”.