Una mostra lunga cinquant’anni, un evento che mette al centro della vita della città, le storie, le esperienze, le capacità, i lavori di studenti, ex studenti, docenti e dirigenti che dal 1970 sono stati la colonna portante del liceo artistico orvietano. Ritardata di quasi due anni a causa dell’emergenza sanitaria, la mostra che sarà aperta nei locali dell’istituto dal 22 dicembre al 5 gennaio 2022 dalle 11 alle 17, è stata presentata nella suggestiva Sala dei Quattrocento a Palazzo del Popolo, alla presenza del sindaco Roberta Tardani.
Un forte legame unisce coloro che, a vario titolo, hanno frequentato il liceo nel corso dei suoi cinquant’anni di vita, che hanno saputo tessere rapporti tra le varie generazioni che si sono susseguite dietro i suoi banchi e le sue cattedre, ma soprattutto l’amore sconfinato per l’arte reso concreto dalle mani di chi ha deciso di plasmarci finanche la sua stessa vita. Un punto di riferimento non solo culturale per la città di Orvieto, una scuola di formazione di altissima qualità che è stata sempre il fiore all’occhiello della città, uno dei suoi biglietti da visita più lusinghieri.
La mostra è un omaggio intimo a chi c’è stato, a chi c’è e a chi sceglierà di frequentare il liceo artistico nel prossimo futuro, non è l’autocelebrazione di coloro che hanno fatto parte del suo mondo, ma una proiezione aperta all’intera comunità nella quale si rappresentano soprattutto storie, individuali e di gruppo, perchè dietro ogni espressione dell’arte c’è sempre il bisogno prepotente di comunicare emozioni.
Come spiegare a un ragazzo di oggi gli inizi della scuola nel 1970, in un contesto sociale, politico e culturale che non capirebbe e che può leggere solo sui libri di storia? Come unire passato, presente e futuro evitando stucchevoli manicheismi con il rischio di cadere in celebrazioni agiografiche, se non tenendo ben saldo quel testimone fatto di passione per l’arte, che è passato di mano in mano fino a giungere intatto fino a oggi?
Sono le storie piccole che compongono il mosaico della Storia, ben più dei grandi eventi o, in questo caso, delle grandi opere d’arte. C’è un anelito comune che unisce le generazioni che hanno fatto parte del liceo artistico, un amore viscerale per l’arte e le sue molteplici forme che diviene un richiamo ineludibile e si sostanzia in un modo di essere e di comunicare che da cinquant’anni accomuna giovani e meno giovani.
E’ stato detto che la scuola è anche un luogo fisico e questo vale ancor più per il liceo artistico e le sue travagliate vicissitudini degli ultimi anni, che l’hanno portato a traslocare presso i locali della palazzina comando dell’ex caserma Piave. Ma la scuola è soprattutto il luogo immateriale dove si formano conoscenze, si plasmano coscienze, si orientano capacità e si creano legami generazionali. Una mostra imperdibile per chiunque, uno spaccato di vita inedita di Orvieto e del suo territorio, un racconto molteplice e plurale come solo le cose importanti sanno esserlo. (Gabriele Marcheggiani)