ORVIETO – “La situazione dopo la pandemia è decisamente pesante, dopo due anni dall’apertura del nostro emporio solidale, attualmente diamo assistenza a 180 famiglie sparse su tutto il territorio orvietano“.
L’incipit di Lorena Cupello, responsabile del piccolo market solidale a La Segheria-Gabelletta, non lascia spazio a nessun fraintendimento: così come descritto ampiamente dal III rapporto sulle povertà in Umbria – presentato nei giorni scorsi dalla Conferenza Episcopale Umbra e dalla Caritas – le richieste di aiuto materiale sono decisamente aumentate a causa del Covid. La piccola realtà orvietana, facente capo all’associazione Senza Monete, opera in collaborazione con le altre strutture territoriali impegnate nel sociale, innanzitutto con la Caritas.“Abbiamo notato negli ultimi tempi che molte persone che prima della pandemia non necessitavano di aiuto, adesso si rivolgono alla nostra struttura perchè hanno perso il lavoro nel frattempo, così come coloro che già prima del 2020 avevano una situazione economica precaria, ora hanno visto decisamente aggravato il proprio stato“, esordisce la Cupello. Non è sempre facile capire i bisogni delle persone e soprattutto aiutarle, basti pensare che la tessera per fruire dei prodotti dell’emporio viene data in base all’ISEE familiare: possedere anche una piccola proprietà, al di là dall’avere un reddito o meno, può significare non avere i requisiti necessari per accedere agli aiuti erogati. Al market solidale si cerca comunque di ovviare anche a queste situazioni, grazie all’esperienza delle persone che vi operano e che lavorano quasi tutte nel sociale, si cerca di andare incontro a quelle che appaiono le esigenze più strette.
“Ci sono persone che risultano non idonee perchè hanno un ISEE alto quando invece devono cavarsela con 300 euro al mese; ora, dopo la pandemia abbiamo operato in maniera che i parametri necessari, che venivano rivisti una volta l’anno, potessero essere analizzati dopo qualche mese“, continua la responsabile del market.
Moltissimi gli italiani che richiedono un aiuto concreto, sempre a causa della devastante realtà economica causata dalla pandemia. “Purtroppo c’è una sorta di sfiducia, di scoramento da parte degli italiani, quasi ci si vergognasse a chiedere aiuto”, incalza Lorena Cupello. “Gli stranieri sono più abituati a farsi avanti, vedono questo come un punto necessario per poter ripartire, tant’è che spesso abbiamo dato loro anche informazioni pratiche sulle adempienze burocratiche legate al lavoro, alla casa, eccetera. Al contrario, gli italiani sembrano rassegnati ad una situazione dalla quale non vedono via di uscita“.
Tranne nei primi giorni di marzo 2020, quando venne deciso il lockdown nazionale, il market solidale di Gabelletta ha sempre operato. “Era impossibile non farlo, proprio in un momento di estremo bisogno un po’ per tutti, non potevamo rimanere fermi proprio noi che cerchiamo di aiutare chi è in seria difficoltà a precindere dal Covid. Ci siamo rimboccati le maniche e ci siamo messi all’opera in concerto con le altre associazioni che operano sul territorio insieme a noi”. Se è vero che è stato segnalato qualche episodio di persone che non avevano diritto all’aiuto, è anche vero che al market ci si è trovati di fronte ad una realtà opposta. “E’ capitato spesso che ci venissero segnalate delle situazioni di estrema indigenza ma che non emergevano a causa di una certa ritrosia delle persone, un senso di vergogna, forse credendo che venisse lesa la propria dignità“, racconta ancora la Cupello.
Situazioni limite, storie ordinarie però per chi opera nel sociale praticamente da sempre. Un po’ come il chirurgo, abituato ad occuparsi del dolore quotidianamente e che sembra non stupirsene più, nel market solidale si è pronti ad affrontare ogni tipo di realtà che si presenti senza clamore. La goccia nell’oceano infinito che questa realtà rappresenta, per molte famiglie è un punto di riferimento insostituibile, un porto sicuro dove poter usufruire di un aiuto prezioso. “Sappiamo bene che qualcuno ci prova, noi cerchiamo di fare del nostro meglio affinchè gli alimenti vadano veramente a chi ne ha bisogno, ma di certo non possiamo fermarci di fronte a qualche piccolo episodio di questo tipo. Noi facciamo il nostro, è questo che ci interessa, perchè la realtà che ci circonda e che spesso non riesce a emergere, è veramente drammatica“. (Gabriele Marcheggiani)