PARRANO – Il 25 Novembre ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne istituita nel 1999 dalle Nazioni Unite. Per violenza contro le donne si intende “qualsiasi atto di violenza di genere che si traduca o possa provocare danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche alle donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia che avvengano nella vita pubblica che in quella privata“.
Di questo fenomeno tendiamo a vedere solo i casi che per gravità e brutalità trovano spazio nei giornali e nei social media. Purtroppo il fenomeno è molto più diffuso, radicato e profondo e soprattutto è sommerso: si compone di tanti abusi non riportati e non denunciati perché frequentemente subiti nel privato familiare. Paura, vergogna, diffidenza portano spesso a vivere in totale isolamento queste violenze.
I dati ufficiali ci dicono che 6 milioni 788 mila donne hanno subìto nel corso della propria vita una violenza fisica o sessuale. 652 mila donne hanno subìto stupri e 746 mila sono le vittime di tentati stupri.
Sembrano i numeri di una pandemia che proprio nella pandemia da covid19 hanno trovato un terreno fertile. La chiusura costretta dal virus, la rarefazione della vita sociale e civile ha ridotto le occasioni di relazione e contatto per le donne e quindi anche la possibilità di chiedere aiuto.
Tuttavia Il numero 1522 anti violenza e stalking, i centri antiviolenza e le case rifugio sono sempre rimasti attivi.
Le informazioni raccolte dal numero verde contro la violenza e lo stalking hanno fornito e forniscono evidenze sul fenomeno della violenza domestica durante il periodo della pandemia, soprattutto rispetto al trend delle richieste di aiuto. Le campagne di sensibilizzazione promosse dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri sui canali televisivi e rilanciate sui social tra la fine di marzo ed aprile hanno rinforzato, infatti, il messaggio dell’importanza della richiesta di aiuto per uscire dalla violenza, che alla luce dei nuovi dati aggiornati, confermano la loro rilevanza.
Nel corso del 2020 le chiamate al 1522 sono aumentate del 79,5% rispetto al 2019, sia per telefono, sia via chat (+71%). Le richieste di aiuto sono cresciute particolarmente da fine marzo e hanno i livelli più elevati ad aprile (+176,9% rispetto allo stesso mese del 2019) e a maggio (+182,2 rispetto a maggio 2019). La violenza riportata al 1522 è soprattutto fisica (47,9% dei casi), ma quasi tutte le donne hanno subito più forme di violenza e tra queste in particolare quella psicologica (50,5%).
Rispetto agli anni precedenti, sono aumentate le richieste di aiuto delle giovanissime fino a 24 anni di età (11,8% nel 2020 contro il 9,8% nel 2019) e delle donne con più di 55 anni (23,2% nel 2020; 18,9% nel 2019).
Nella gestione di queste richieste di aiuto il territorio ha un ruolo primario. Il 70,5% delle vittime nel secondo trimestre 2021 è stata indirizzata verso un servizio territoriale (dato in aumento rispetto al primo trimestre del 2021) e di queste l’89,5% (pari a 2.678 vittime) è stata inviata ad un Centro antiviolenza. Dal 1 gennaio al 7 Novembre 87 donne sono state uccise in ambito familiare o affettivo. In altri termini ogni quattro giorni una donna muore vittima di violenza in famiglia. 60 sono state uccise dal partner o dall’ex partner.