BOLSENA – Sono troppo piccoli per gustare la bevanda nervina e goderne gli effetti corroboranti. Senza fretta, verrà anche per loro il tempo dell’iniziazione alla magica tazzina. Intanto la pianta è stata messa a dimora nel giardino didattico delle buone idee e buone pratiche, quello in cui si coltiva la nuova sensibilità ecosistemica, necessaria a rimettere il mondo sui giusti binari. I piccoli sono quelli del Nido “L’Isola che non c’è” di Bolsena: la pianta, invece, è un piccolo albero di caffè che si trova in Ecuador, adottato dalle operatrici del “Nido” e dalla “Quadrifoglio”, cooperativa sociale a cui è affidata la gestione della struttura. Intermediario dell’adozione Treedom, un’organizzazione che consente di piantare alberi a distanza e di seguire online la storia del progetto che contribuiranno a realizzare.
“La nostra adozione – dicono le educatrici dell’Isola che non c’è – aiuta le comunità rurali che si prendono cura dell’albero e godono dei suoi frutti. Fa bene all’ambiente perché gli alberi assorbono CO2, emettono ossigeno, favoriscono la biodiversità e contrastano l’erosione del terreno”. L’adozione dell’albero ha fecondato di fantasie l’ambiente del nido. Così è nato un laboratorio di “Coffee art” con attività artistiche e sensoriali, di manipolazione e sperimentazione in un ambiente appositamente realizzato handmade.
“Siamo molto orgogliose – proseguono – di questa iniziativa che abbraccia il futuro dei nostri bimbi: tanti piccoli Greta Thunberg che vivranno in un mondo attento al benessere del pianeta, alle energie rinnovabili, alla blue economy. Quindi un ringraziamento speciale va proprio a loro, ai nostri piccoli che ci offrono continui stimoli di ricerca e sperimentazione educativa”.