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Home Corsivi

Dal diritto naturale al diritto civile (parafrasando Spinoza)

Redazione by Redazione
19 Novembre 2021
in Corsivi, Archivio notizie
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di Renato Piscini

Partendo dal concetto che la storia e la cultura sono il fondamento del nostro futuro si possono fare alcune considerazioni per ripristinare il nostro modus vivendi oramai svanito e in confusione. La capacità che ha ognuno di realizzare il proprio essere si esplicita finchè non viene sopraffatto dal più forte. Tale condizione genera il bisogno di porre dei limiti al potere di ciascuno così si ha la garanzia di conservare il proprio essere ovvero la prima cosa essenziale, la libertà. Il passaggio dal diritto personale a quello civile può dare la garanzia. Infatti la necessità di creare una società civile nasce dal fatto che non tutti seguono la strada della ragione in quanto soggetti alle passioni inducendo ad essere uno contro l’altro. Se fosse la ragione a guidare gli uomini a ciascuno resterebbe intatto il diritto naturale-personale di essere.

Questo si configura come bene comune e ognuno ne trae motivo di soddisfazione non avvertendo alcuna privazione. La norma di poter realizzare il proprio essere attraverso ciò che è consentito e cosa è vietato conduce, oltre che alla soddisfazione personale, alla proprietà privata. Tale concetto inserito nella struttura della società permette di identificare i propri limiti dando seguito alla organizzazione sociale e al suo ordine. La società civile nasce dall’esigenza di garantire  a ciascuno la propria libertà nella struttura di uno stato.

Così si esplicita l’interesse individuale assieme all’interesse collettivo. Con tale forza l’individuo si misura con il prossimo esplicitando le proprie capacità. L’ulteriore passaggio è quello di trasferire, ad una o più persone, il proprio potere naturale propositivo che viene poi esercitato dalle autorità politiche. Così si esprime la società civile identificando la ragione del singolo con l’utile della collettività.
adeguando questa azione nella situazione storica in cui si trova l’uomo acquista quella libertà che si accorda con la società civile. Il potere dello Stato che nasce da tale patto fra gli uomini garantisce il proprio essere e quindi i propri diritti. È evidente che la cosa funziona finchè lo Stato tiene fede al proprio impegno perseguendo il bene dei cittadini salvaguardando decisioni comuni.

Nel momento in cui le autorità delegate dimentichino quale è il loro fine si può aprire il rovesciamento dell’ordine costituito. Siccome lo stesso motivo che ha dato vita al patto può suggerire la rottura, troppe volte lo abbiamo visto, si deve guardare all’utilità della ragione individuale e collettiva. I detentori del potere, a cui i molti hanno trasferito la propria natura, vengono meno all’obbligo pattuito, danneggiano il sistema del bene comune. Fondamentalmente allo Stato così costituito spetta il diritto di afre leggi ovvero di prescrivere norme della proprietà, del bene, del male, del legale e dell’illegale nelle azioni dei cittadini. Questo vale per la società, per la salute, per la cultura. Se si ritrova questa armonia si può guardare al futuro.

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