di Renato Piscini
Ho vissuto abbastanza in questa città, anche come protagonista a volte, per assistere alle mutazioni di proposte, valutazioni, progetti, seminari, riletture e copiature di idee sull’uso di detta Caserma Piave, salvo la proposta di un nostro concittadino impresario (scomparso) di venderla (riferimento a quando l’economia era alta). Non è una nuova visione quando si parla di ciò che già esiste, qualcosa da secoli, qualcosa da poco più di un secolo, come Caserma Piave, ex Ospedale, Palazzo del Capitano del Popolo, Torre del Moro e area sottostante, Palazzo Negroni e così via, in quanto sono o sono stati le emergenze che determinano e che hanno determinato usi e costumi dei cittadini orvietani.
Lo stupore avviene nel sentire riproporre le stesse cose attraverso ora con seminari, ora con pubblicazioni, ora con assemblee e visti i tempi anche in streaming, venendo meno ai fatti. Quali sono i fatti? Le amministrazioni attuali e precedenti già avevano possibilità di interventi con fondi previsti o dallo Stato, o con fondi pubblico privati o con fondi europei ma tutto rimane nel Paese delle Meraviglie. Quindi quest’ultima provocazione di Città Aperta, per non copiare male e per non rabberciare qua e là, dovrebbe, prima di esprimersi, avere alle spalle un reale finanziamento pubblico o privato, un referente politico o imprenditoriale e non ultimo la delega di tutta la cittadinanza.
Ulteriormente, a corredo dell’iniziativa, non bastano rappresentanti scientifici o della cultura o giornalisti di turno, occorrono reali obiettivi di riconversione dei luoghi avendo alle spalle imprese, artigiani, cittadini, terzo settore, amministrazione, politici del luogo. A proposito un’altra occasione persa è stata il New European Bauhas dove varie parti del tessuto sociale e politico hanno balbettato.
Riprendere in mano l’intero tessuto urbano, comprese le emergenze, è la strategia vincente per riprendersi il futuro, chiaramente su un programma ad alto respiro in cui si analizza il possibile, il necessario nell’ambito delle opportunità storiche del momento. Buon lavoro!