
Partendo dal principio che la libertà conta, allora deve essere uguale per tutti e questa uguaglianza richiede un’equa distribuzione delle risorse. Il mercato non basta a soddisfare gli interessi individuali, ci vuole una politica liberale-riformista che interpreti l’idea di democrazia dal contenuto etico, economico e sociale. Insomma un programma e una visione della società che concili l’impulso individuale con l’etica collettiva. Le riforme, per essere comuni a tutti, devono essere sentite e fatte proprie da tutti i corpi sociali. Deve tornare l’ottimismo che rispecchi ciò che siamo e quello che vogliamo.
La globalizzazione ha svuotato i centri decisionali dando il via alle diseguaglianze economiche che spingono verso nazionalismi e populismi.
Allora ci vuole un ordinamento civile diverso volto alla speranza. L’orizzonte del multilateralismo che guardi all’Europa è la risposta. L’ansia di visibilità della sinistra, per recuperare terreno, non deve ridursi restringendo un campo politico, ma deve tornare a rappresentare la realtà civile con un occhio al riformismo.
La destra non deve sognare posizioni apicali o cavalcare momenti e movimenti, aventi la durata di un attimo, ma deve riprogettare la sua idea di società-nazione con uno sguardo rivolto anche oltre i confini. È in arrivo una ventata di tutt’altro genere ovvero di una politica che vuole discutere, e necessario volta a compromessi, ma sempre nel segno di un campo democratico, europeista. Ognuno deve agire in un ambito che gli appartiene con etica, idealità e cultura politica.
Finora la politica ha rimpianto il passato remoto (ex socialisti-democristiani), visto il livello delle attuali leve che ha trascurato gli effetti delle loro azioni sulla società. Allora, oltre i protagonismi, il leader per una politica dal basso…se interessa!








