di Claudio Lattanzi
La mobilitazione di piazza di queste ore contro il certificato verde fa sorgere interrogativi inevitabili sulle cause profonde del conflitto sociale e, in modo speculare, sulla gestione del consenso così come sulla sua manipolazione. In soldoni, a partire dagli anni Novanta ad oggi il popolo italiano ha subìto degli attacchi senza precedenti che ne hanno compromesso il benessere e hanno riportato la distribuzione del reddito ad oscillare fortemente verso le classi più ricche a discapito di quelle più povere.
A metà anni Novanta è stata smantellata e venduta a pezzetti l’industria di Stato che aveva contribuito a creare enorme ricchezza e a fare dell’Italia una delle protagoniste dell’economia mondiale. Eppure nessuno di noi ha protestato. La privatizzazione del debito pubblico operato dalla sciagurata coppia Ciampi-Andreatta nel 1981, aveva già messo l’Italia, legata mani e piedi, sotto il controllo della spietata speculazione dei mercati, ma anche allora eravamo tutti distratti.
Ci hanno tolto la nostra moneta, costringendo i lavoratori alla trappola senza scampo della deflazione salariale a cui, partire dal governo Amato e più intensamente con quello D’Alema (pacchetto Treu) fino alla legge 30 di Berlusconi e il renziano Jobs act, ha fatto infatti da corollario tutta la legislazione che ha precarizzato e svalutato il lavoro (co.co.co, co.co.pro.) eppure neanche allora nessuno è sceso in piazza.
Nemmeno l’abrogazione dell’articolo 18 dallo Statuto dei lavoratori ha scaldato troppo gli animi. Hanno introdotto l'”intramoenia” per consentire ai medici privati di lavorare negli ospedali pubblici grazie a Rosy Bindi, ma ci è andato bene pure questo. Ogni anno il processo di privatizzazione della sanità italiana compie implacabili passi in avanti, ma il mercoledì c’è la Champions. E’ arrivato il vampiro Monti che, dietro dettatura della Ue, ha introdotto la spending review con cui sono stati cancellati 10 mila posti letto negli ospedali, chiusi tribunali, tagliato la spesa pubblica, innalzata l’età della pensione eppure eravamo tutti lì a raccontarci quanto fosse elegante l’uomo in loden rispetto al puzzone che c’era prima.
Siamo stati in silenzio quando Angela Merkel con il sostegno della Bcc di Mario Draghi, portava alla fame il popolo greco, facendo pagare ai greci i debiti delle banche tedesche e nessuno ha fiatato. Sono arrivati a inserire nella Costituzione l’obbligo di pareggio di bilancio, recando una sfregio immenso ai valori sociali a cui si erano ispirati i Padri Costituenti e nessuno di noi ha alzato un dito nemmeno in quella circostanza. Adesso ci sono le rivolte di piazza per il green pass che, obiettivamente e con la comprensione dei disagi che comporta, è come preoccuparsi dell’acne due minuti dopo che ti hanno amputato una gamba e le domande sono inevitabili. La prima è se la nostra comprensione delle vere priorità sia poi così affidabile come spesso riteniamo, la seconda è una riflessione sulla potenza manipolatoria del sistema informativo e la terza se dietro alla proteste di oggi non ci sia in realtà qualcosa che esula dal certificato verde. Magari la rabbia legata alla sensazione di essere al termine di un trentennio e passa di scelte che hanno calpestato i diritti delle persone più deboli e che, in quel certificato, trova un detonatore più simbolico che reale.