di Pasquale di Paola
Lunedì 13 settembre, primo giorno di scuola anche nel Lazio. Da storico pendolare sveglia alle cinque e un quarto, come tanti altri pendolari orvietani, per prendere il regionale delle 5,54 proveniente da Chiusi. Con arrivo a Tiburtina alle sette e qualche minuto. Un’ora d’inutile attesa a Tiburtina, dovendo entrare a scuola alle 8,10 e avendo la stessa distante cinque minuti a piedi dalla stazione.
Fino a un anno fa, come tanti altri pendolari orvietani, prendevo il regionale delle 6.52 in partenza da Orvieto.Con arrivo e partenza da Orte alle 7,24 e arrivo alla stazione Tiburtina alle 8.
Poi a dicembre dello scorso anno questo treno viene accodato alla stazione di Orte a un trenino” preistorico” di tre carrozze proveniente da Rieti e in partenza alle 7.25.Perennemente con 10/15 minuti di ritardo. Col risultato che il nostro treno proveniente da Orvieto viene messo in partenza alle 7.34.Dovendo dare sempre la precedenza al trenino proveniente da Rieti non parte mai prima delle 7.40.Con arrivo a Tiburtina 8,15/8,20. Una assurdità subordinare un treno con centinaia di pendolari che raccoglie l’utenza della bassa toscana e del comprensorio orvietano, in un orario cosi strategico per i pendolari, a un trenino con tre carrozze e 20/30 viaggiatori a bordo e costringere tanti pendolari del comprensorio orvietano che dovevano essere a Tiburtina alle otto a partire alle 5.54 per arrivare puntuali al lavoro. Alle 12,10 termino il mio turno di lezione e mi incammino verso la stazione Tiburtina.
Ho l’Intercity per Milano alle 12,40 con arrivo a Orvieto alle 13,43. Non voglio perderlo, per non dover poi aspettare il regionale seguente che arriva a Orvieto alle due e mezza, minuto più minuto meno. Troppo stanco dopo la “levataccia” alle 5. Mentre cammino medito su come noi pendolari orvietani siamo sempre di più abbandonati a noi stessi, medito sul fatto che la settimana scorsa tra abbonamento annuale e carta tutto treno abbia dovuto elargire alle ferrovie 1.470 euro (come ogni anno a un peggioramento dei servizi e dell’ offerta ferroviaria corrisponde sempre il solito aumento tariffario).
Arrivo a Tiburtina alle 12,25. In tempo per prendere tranquillamente l’intercity delle 12,40. Salgo le scale mobili e distrattamente volgo lo sguardo al tabellone orario. L’intercity che devo prendere porta un ritardo di 130 minuti. Due ore e dieci minuti. Provo a consolarmi pensando che alle 13 e 11 prenderò per oggi il regionale. Anche se, visto il gran caldo e i primi sintomi e stanchezza non e’la soluzione che avevo sognato per questo mio primo giorno di scuola. Ma con le ferrovie mai dire mai.
Guardando con più attenzione noto che il tabellone riporta che anche il regionale porta un ritardo di 135 minuti. Un ritardo di due ore e un quarto. Se va bene partiràda Tiburtina alle tre e mezza e arriverà a Orvieto alle quattro e mezza. Minuto piùminuto meno.
Undici ore e mezza passate fuori casa per quattro ore di lavoro. Con appena 100 km da percorrere. Come primo giorno di vita da pendolare di questo nuovo anno scolastico non c’e’male.Noi pendolari orvietani: sempre di più abbandonati a noi stessi da tutto e da tutti.
P.S: Alla fine ho optato per un regionale metropolitano partito da tiburtina alle 12,46. Dopo 16 fermate è arrivato a Orte alle 14,10. Un’ora e mezza di viaggio per percorrere 80 chilometri. Ad Orte dopo oltre un’ora di attesa è arrivato il “nostro” intercity 590.E siamo arrivati alla stazione di Orvieto pochi minuti prima delle quattro. Per consolarci delle oltre due ore di ritardo le FS hanno pensato bene di regalarci un “pacchetto cortesia” contenente una bottiglietta d’acqua minerale naturale, una bustina di mandorle secche, una bustina con una crostatina all’albicocca e una bustina contenente 12 arachidi secche