Uno squarcio su un passato dimenticato e rimosso, una ricostruzione che riporta alla luce una triste e sconosciuta vicenda di violenza sulle donne. Nella Terni post unitaria, dal 1861 al 1885, funzionò una struttura sanitaria simile a un carcere, dove vennero stipate, in modo coatto, centinaia di prostitute affette da sifilide e altre malattie veneree. E’ la storia del sifilicomio di Terni che esce ora dall’oblìo grazie ad un libro di Christian Armadori che ha effettuato una meticolosa ricerca in collaborazione con la biblioteca comunale della città. Il volume dal tiolo “Sulla pelle delle donne. Storia del sifilicomio ternano” sarà disponibile a partire da settembre.
Di questa vicenda non si trova traccia in nessun testo di storia locale, si tratta probabilmente di una pagina considerata infamante che si è voluto dimenticare o semplicemente come un fatto normale per l’epoca, eppure la decisione iniziale di impiantare un sifilicomio fu indipendente dalla volontà dei cittadini ternani e dei loro amministratori, poiché dettata direttamente dal Governo.
La prostituta era vista a quel tempo come un elemento deviante della società, portatrice di malattie, così che il suo trasferimento in apposite strutture sanitarie altro non era se non la conseguenza di tale modo di intenderla. I sifilicomi erano stati istituiti su tutto il territorio nazionale: che Terni potesse ospitarne uno stava dunque nell’ordine delle cose. Come normale era il fatto che il Governo versasse nelle casse dell’ospedale civile una quota giornaliera per ogni donna ricoverata.