Sabato 26 giugno alle 11 presso il Comune di San Casciano dei Bagni, nel 77esimo anniversario dell’assassinio per mano dei nazifascisti dei partigiani ficullesi Azelio Maschi e Agostino Donarelli, sarà deposta una corona di fiori sul luogo dell’assassinio. Alla cerimonia prenderanno parte il sindaco di San Casciano dei Bagni, Agnese Carletti, il presidente dell’Unitre Alto Orvietano, Luciano Martelloni, e i rappresentanti dell’ANPI Chiusi- Valdichiana. A seguire avrà luogo la presentazione del libro “Alce Rossa” di Sergio Verdecchia.
Il romanzo narra le vicende umane di una famiglia contadina di Ficulle negli anni travagliati del Fascismo, della Seconda Guerra Mondiale, della Resistenza e del successivo duro cammino per la conquista delle libertà costituzionali. Tutte le vicende narrate, che si svolgono tra la bassa Toscana, l’Alto Orvietano e Roma, sono tratte da fatti realmente accaduti e armonizzati in un canovaccio logico ad uso del romanzo. Parte degli avvenimenti rievocati sono autobiografici e l’autore li ha inseriti nell’ambito del racconto per completare l’iter narrativo entro il quale si snoda il romanzo.
La prima parte del libro narra come, la grande maggioranza della popolazione rurale fosse attesista, ben decisa a lasciar passare le settimane e i mesi prima dell’arrivo degli alleati, senza farsi trascinare troppo in faccende rischiose. Se poi nasceva il problema di aiutare un italiano, un patriota, un soldato a nascondersi per sfuggire alla persecuzione e all’arresto, allora generalmente non si tiravano indietro, e tanti contadini furono trascinati, quasi per caso, senza averlo deciso deliberatamente, nel vortice della lotta clandestina.
E’ il caso di due giovanissimi amici fraterni di Ficulle che, per una serie di circostanze, si ritrovano inseriti nella brigata partigiana SIMAR. La seconda parte del libro racconta la migrazione della famiglia contadina a Roma e le inevitabili difficoltà incontrate da chi è abituato ad una vita semplice, con ritmo lento, che si ritrova a contatto con una particolarissima borgata romana: il Quadraro. Kappler chiamava quella borgata “Il nido di vespe”, ma quelle vespe riuscirono coraggiosamente, con caparbietà e orgoglio a liberare il loro quartiere e più in generale tutto il sud-est di Roma prima dell’arrivo degli americani, tanto da meritarsi, unico quartiere di Roma, la medaglia d’oro al valor civile.