ORVIETO – Scavando nella Storia della cultura popolare di Orvieto emergono personaggi interessanti sia per la loro capacità di raccontare in modo schietto e genuino il territorio e la sua gente che per il lascito artistico donato alla città. Uno di questi è sicuramente Giuseppe Cardarelli autore pressoché sconosciuto anche dagli orvietani stessi.
Nato a Bolsena nel 1848 ma orvietano di adozione, sia dal punto di vista territoriale che culturale, è stato pittore, decoratore e poeta vernacolare molto prolifico e morì nel 1914 a Orvieto. Scrisse in prevalenza poesie in dialetto orvietano su temi di attualità o suggeriti dalle antiche vicende della sua terra e il dialetto da lui usato ha suscitato l’interesse degli studiosi.
Tra le sue raccolte poetiche più note è bene ricordare “L’uriggine der tufo“, uscito nel 1908, è che già dal titolo preannuncia dei componimenti dedicati alla vita nella città della Rupe e che il sottotitolo rivela l’animo burlesco dell’opera: “Ossia quattro catane per ride intorno ar ceppo anche quest’anno”.
Inoltre ricordiamo che è stato anche patriota italiano ai tempi del risorgimento, quando appena diciannovenne nel 1867 fu volontario con Giuseppe Garibaldi e nel 1870 partecipò alla presa di Roma entrando a Porta Pia con l’esercito italiano, episodio che ricorre spesso all’interno della sua opera poetica.
La Casa editrice Intermedia Edizioni di Orvieto ha pubblicato “Sonette de ‘na Vorta”, raccolta di poesie in dialetto orvietano composte da Giuseppe Cardarelli e dal collega Amedeo Nannarelli. La raccolta contiene diversi componimenti dedicati ai maggiori edifici storici e architettonici della città sia sacri che laici, dalla Torre del Moro e del Maurizio (“La Torre der Moro a Maurizzio) al Duomo(“Pe’ r Giio d’Oro de la Cattedrale”). (Valentino Saccà)