Il Presidente dell’Italy Water Forum 2024, Endro Martini, ha espresso grande preoccupazione per la situazione di siccità acuta del fiume Paglia: “Il livello idrometrico non supera neanche un metro di altezza con una portata che è ai minimi storici. L’acqua è quasi ferma!”
Le alte temperature costanti di questo periodo stanno influendo sulla scarsa portata del fiume Paglia, sono stati addirittura rilevati 23.1 gradi alle ore 7 del mattino, nel punto di analisi del fiume, nel Ponte dell’Adunata. La preoccupazione aumenta ulteriormente poiché la situazione si ripete identica al luglio del 2012, quando venne dichiarata l’emergenza per carenza d’acqua e solo 4 mesi dopo l’alluvione portò all’esondazione dagli argini del fiume. “Ringrazio Luca Gnagnarini e Gian Paolo Pollini, Coordinatori Tecnici e Operativi della Funzione Associata di Protezione Civile di Orvieto per i dati che ho avuto modo di avere in diretta”.
L’intenzione del Presidente è di portare Il Forum Mondiale dell’Acqua del 2024 in Italia, con la convinzione che il nostro paese possa dare un contributo importante e necessario a quell’ultima chance per evitare il punto di non ritorno climatico, il 2030. Luca Gnagnarini, Capo della Protezione Civile di Orvieto, ha poi aggiunto che il sopralluogo effettuato è anche servito per l’inserimento di stazioni meteo sulla Valle del Paglia.
“I dati che verranno poi elaborati – ha annunciato Gnagnarini – avranno la funzione di monitorare le temperature, l’umidità e la piovosità. Nel mese di agosto avremo quindi i dati disponibili, che saranno poi utilizzati per verificare l’entità della situazione climatica, sia per quanto riguarda appunto periodi di forte piovosità che di carenza d’acqua. Questo ulteriore monitoraggio renderà più efficiente e completa la gestione delle emergenze climatiche del territorio”. Anche il Climatologo Massimiliano Fazzini ha espresso una forte preoccupazione per la situazione del fiume. Il caldo da record, con valori da 4-6C° oltre le medie, ma non particolarmente afoso, sta caratterizzando da alcuni anni questo periodo, identificato come “caldo africano”.
“Che il clima sia più ‘estremo’ lo possiamo realmente osservare tutti – ha aggiunto Fazzini che è anche Coordinatore del Team sul Rischio climatico della Società Italiana di Geologia Ambientale e docente nell’Università di Camerino – siamo passati da una primavera instabile e lenta a declinare verso l’estate a temperature decisamente elevate. Ma evidentemente, se un certo valore di qualunque parametro meteorologico si propone molto raramente, esso statisticamente viene inquadrato come evento raro e non dipende direttamente dal cambiamento climatico in atto ma se si verifica una ripetitività più o meno costante, ad esempio una o più volte ad estate o ogni anno, allora è molto probabile che il valore sia il risultato del riscaldamento globale in atto.”
Ovviamente però la congiunzione dei due effetti, le punte di calore elevate e i bruschi rovesci si riflettono in un’evaporazione elevata e nella scarsità delle risorse idriche di qualità. “Termicamente parlando – ha concluso Fazzini – la famosa soglia degli 1,5°C in più rispetto all’era pre-industriale stabilita al COP 21 è oramai vicina e gli effetti sull’ambiente fisico e sugli ecosistemi potrebbero davvero rivelarsi drammatici, forse irreversibili come affermato dall’Onu. E’ tempo di agire…”. (Andrea Impannati)








