MONTECCHIO – Tutta Montecchio festeggerà domani i 101 anni di Evelina Menichini, nata il 15 maggio del 1920, primogenita di 7 figli dati alla luce dalla mamma Sestilia. Un compleanno speciale, quello di Evelina, sia per aver superato il secolo di vita che per il fatto di cadere in piena pandemia. Il covid-19 è solo l’ultima delle frontiere attraversate dalla centenaria di Montecchio che nel corso della sua lunga vita, iniziata poco dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, ha affrontato l’influenza spagnola, che causò tra i 40 e 50 milioni di vittime, la crisi del ’29, l’ascesa e la caduta del fascismo, la Seconda Guerra Mondiale, le bombe alleate, l’8 Settembre, il boom economico, la crisi petrolifera, il terrorismo, gli anni ‘80, i ‘90, l’arrivo del nuovo millennio.
Tutto questo visto e vissuto sempre da Montecchio, con un punto di vista privilegiato, in cima ad una collina che si rivolge al Tevere dai piedi di una montagna. Il sindaco, Federico Gori, le formula i suoi migliori auguri e idealmente lo fa a nome di tutta l’amministrazione comunale ed ella comunità di Montecchio. Uno dei nipoti, Alessandro, ha voluto omaggiare Evelina tracciandone un breve ritratto intersecando la sua storia con quella dell’ultimo secolo del paese.
“Con la nascita di due figli a ridosso del ’45, la perdita del maggiore di 13 anni e poi la nascita di due gemelli a 46anni, Evelina gestisce un bar, un ristorante, fa le vacanze in riviera romagnola, vede allargarsi la famiglia con l’arrivo dei nipoti. Il tempo trascorso in una comunità, quella di un paese che si allarga, si restringe e cambia. “In un certo senso un compleanno di 101 anni in una piccola comunità è un elogio di un modello di vita lento, tranquillo, pacato, un po’ come il carattere di Evelina.
È l’elogio di una regione fatta di tanti piccoli borghi, dove il tempo sembra essersi fermato ed è quindi il compleanno di un paese intero, anche perché di questi 101 giri intorno al sole almeno 50 sono stati spesi all’interno di un bar-ristorante, in quella che fino a poco tempo fa era la vera e unica istituzione riconosciuta nei piccoli borghi, il bar appunto. Il punto di riferimento per l’incontro, nel rituale pagano del gioco delle carte e della miscela gazzosa e vino. Se si dovesse giocare una carta al mercante in fiera, quella sarebbe il castello, un castello che conserva i ricordi che Evelina dispensa solamente su richiesta.
Non sono ricordi che hanno fatto la storia dell’Italia, della politica o dello sport ma ricordi personali e individuali che vanno a formare la memoria collettiva di cui facciamo parte. Ancora oggi Evelina sogna un settembre al mare, sulla riviera Romagnola. Il Covid sembra essere in ritirata e un’azienda farmaceutica le ha ridato la speranza, con un vaccino, di poter tornare a fare tranquillamente una passeggiata, andare in vacanza al mare, cantando “colomba bianca vola” dalla sdraio. Tanti auguri Evelina, tanti auguri a Montecchio e tanti auguri all’Umbria, la terra che permette questo”.