di Pier Giorgio Oliveti, ANPI Orvieto
Un ponte di memoria per darci futuro
Il 25 Aprile è sempre un giorno speciale. Almeno lo dovrebbe essere per tutti i cittadini italiani che hanno a cuore i destini della loro patria, per coloro che ricordano ben bene e per coloro che vogliono ricordare un po’ meno, e di fatto sono diversamente memori…Occorre costruire con urgenza un solido ponte di memoria tra le generazioni per non rischiare di disconoscere le “ragioni della libertà” che il 25 Aprile ogni anno festeggiamo. Anno dopo anno l’anagrafe ci sottrae la maggioranza dei combattenti sul campo per la Libertà: sono centinaia di migliaia di donne e uomini coraggiosi, partigiani, militari, contadini, operai, artigiani, intellettuali, religiosi, semplici cittadini, che al bivio seppero scegliere dicendo no al nazifascismo(se vi par poco…).
Il tempo odierno sembra d’un tratto presentare il conto di decenni di illusorio sviluppo quantitativo, ingiustizia sociale, nord sud est ovest, errori marchiani di programmazione e di previsione, sottovalutazioni e incapacità sistemica di risolvere i problemi. La retorica, il raccontarci che “tutto va bèn”, non bastano più, in tutte le sedi. Quest’anno, poi dopo un anno di pandemia, il 25 Aprile è più speciale che mai… Del resto il movimento spirituale di un’epoca non è caratterizzato tanto dal modo con cui certi problemi vengono risolti, quanto dall’importanza e dall’impegno che vi si dedica. In altri termini, la gerarchia di priorità tra i diversi problemi è soggetta a spostamenti continui. Ed ecco che per leggere con gli occhi di oggi il corale sforzo di popolo che chiamiamo “Resistenza” e che ci portò in dote l’attuale Costituzione e con essa la libertà, dobbiamo accendere un faro sul rischio di totalitarismo soft che è sempre dietro l’angolo. Tenere memoria di fatti cose persone, oggi a differenza di un passato anche recente può unire il paese e non dividerlo, per costruire un futuro diverso per l’Italia e gli italiani.
Democrazia? warning !
A sentire gli esperti dell’Economist Intelligence Unit, “la componente liberale delle democrazie è in crisi”. Vale a dire che il potere si concentra troppo e sempre più negli esecutivi, in gruppi economici sempre più ristretti ed esclusivi, nelle mani di pochi. Anche nel nostro paese, se si affievoliscono le parti sociali e partecipative della società, in parallelo aumentano le disuguaglianze tra i cittadini, non solo economiche, ma anche culturali, formative rispetto all’accesso al sapere. Purtroppo, poi, accade anche il contrario e la democrazia, per così dire, va in loop. In un contesto in cui da decenni – nella colpevole incuria della più parte della classe dirigente – “l’ascensore sociale” è out of order, in perenne manutenzione, rinvigoriscono in parallelo tutte le forme, a destra e a sinistra, di social-populismo, a mo’ di scorciatoia per il consenso.
L’attuale crisi pandemica ha poi acuito il problema: la gestione dell’emergenza sanitaria con mezzi informatici, accelera per assurdo il “controllo” digitale dell’individuo e dei comportamenti sociali. Inoltre le chiusure nei diversi lockdown, assolutamente necessarie sotto il profilo sanitario e di salute pubblica, si portano dietro incalcolabili tragedie economiche sociali umane che aprono la strada ogni giorno che passa a forme di para-verità o “verità parallele”, incertezza istituzionale, voglia sovversiva: esattamente l’humus in cui crescono storicamente le autocrazie. Non si tratta certo di sposare la tecnofobia o di rinunciare agli ineludibili vantaggi epocali delle nuove tecnologie, ma di utilizzare questi stessi mezzi per promuovere una maggiore “coscienza collettiva”, creare senso di responsabilità, individuale e collettiva. Prioritario è rendere effettiva l’educazione civica fin dalla prima infanzia: alla scuola alla famiglia e alle agenzie educative il compito strategico di costruire cittadini portatori di etica democratica…
Ritorno alla Costituzione
Per fare questo come ci insegna il nostro past president nazionale dell’Anpi, Carlo Smuraglia nel suo libro “Antifascismo quotidiano”, tocca ritornare a leggere la Costituzione che qualcuno oggi sottovaluta o addirittura rigetta: “c’è un luogo comune secondo il quale la Costituzione sarebbe “antifascista” solo nella XXII disposizione finale che vieta la riorganizzazione del “disciolto partito fascista” , ma – dice Smuraglia – a essere antifascista è tutto il complesso della Carta costituzionale, che include la proclamazione dei diritti inviolabili e di genere, l’attribuzione al popolo della sovranità, la definizione dell’Italia come Repubblica democratica”. Il ripudio del fascismo, non limita la libertà di pensiero: dobbiamo dirlo forte e chiaro con tutte le forze costituzionali e parlamentari del nostro paese che aderiscono all’Associazione nazionale partigiani d’Italia. In un giorno come questo quando ricordiamo certo la “festa” della Liberazione ma anche – non dimentichiamolo – il sacrificio di migliaia di vite per il bene e la prosperità comuni, se è vero che per certi versi la Costituzione appare incompiuta, è un motivo in più per impegnarci tutti maggiormente e dare un contributo personale nella vita quotidiana per assicurarci un futuro di giustizia e libertà.
Buon 25 Aprile!