Il progetto “SAN FAUSTINO FV” prevede l’installazione di 74.356 pannelli fotovoltaici e interessa 40 ettari di terreno agricolo produttivo in 3 lotti, in località Morrano – S. Faustino e località S. Bartolomeo, nel comune di Orvieto. Un investimento di circa 20 milioni di euro da parte di una società del frusinate, costituitasi nel 2019. Tutta la zona di incidenza del progetto è inserita in una vasta area di pregio e interesse naturalistico, agricolo e storico, riconosciuta a tutti i livelli di pianificazione territoriale attraverso l’istituzione di Aree Naturali Protette e Zone Speciali di Conservazione della Rete Natura 2000. Da ultimo, nel 2018, l’UNESCO ne riconosce anche il titolo di riserva Man and Biosphere (MAB).
Riconoscimenti che riteniamo essere sostanziati e frutto del costante lavoro e attività di monitoraggio delle tante piccole aziende agricole che da anni insistono in un territorio definito per semplicità “del Peglia”, ricco di produzioni agricole di alta qualità e a elevata vocazione per il turismo naturalistico. Un perfetto esempio di integrazione delle attività umane in un contesto ad alta naturalità che va tutelato per l’interesse dell’intera comunità. Sappiamo che i grandi impianti fotovoltaici di tipo industriale e di vasta estensione possono mettere a rischio il valore intrinseco dei terreni agricoli e dei beni connessi quando provochino una significativa riduzione della biodiversità. Inoltre, laddove non siano accompagnati da una valutazione tecnica specifica e complessiva, possono deturpare il paesaggio naturale con un rilevante consumo di suolo agricolo, in controtendenza con le politiche e gli indirizzi di tutela attuati da oltre 20 anni su questo territorio.
Siamo convinti che la tutela del paesaggio rurale sia un fattore determinante anche per il valore della sua economia e riteniamo perciò che ogni progetto innovativo debba essere misurato sulle reali esigenze del territorio in termini di lavoro, ricavi della produzione di energia, indotto generale in rapporto alla salvaguardia del patrimonio ambientale e agricolo, bene comune prezioso e irrinunciabile. Auspichiamo, quindi, che la possibilità di installare impianti fotovoltaici come quello in questione o quelli del futuro, vengano valutate dagli Enti preposti in modo scrupoloso tenendo conto che economia e qualità del territorio sono due facce della stessa medaglia.
Sottolineando quanto sia importante che il nostro Paese affronti al meglio la sfida delle energie rinnovabili, ci preme evidenziare la necessità che tale obiettivo non sia perseguito a danno di beni preziosi quali i suoli agricoli e il paesaggio, e che le localizzazioni degli impianti da energia rinnovabile siano dunque stabilite nel rispetto degli elementi di sostenibilità collegati.
Slow Food è in prima linea nel richiamare alla difesa della destinazione dei terreni agricoli primariamente alla produzione alimentare e, dunque, alla piena valorizzazione della fertilità del suolo come strumento per arrestare il costante allontanamento dalla terra e dall’agricoltura dei suoi principali ed essenziali protagonisti: i contadini e gli allevatori, in particolare oggi che le giovani generazioni mostrano nuova sensibilità e interesse per la vita rurale.
È pertanto preoccupazione di Slow Food che la produzione di energia rinnovabile, di per sé del tutto auspicabile, sia sempre e comunque sostenibile in rapporto a quella risorsa naturale esauribile che è il suolo e, insieme, quella “parte di territorio il cui carattere deriva dall’azione di fattori umani e naturali e dalle loro interrelazioni” che la Convenzione europea (art.1) definisce come “paesaggio” e che “concerne sia i paesaggi che possono essere considerati eccezionali, sia i paesaggi della vita quotidiana” (art.2). Per questo Slow Food Orvieto e Slow Food Umbria sostengono i valori del Comitato “Tutela Monte Peglia” e ogni azione per la tutela dell’integrità agroecologica del territorio orvietano.