ORVIETO – In occasione del centenario della sua dipartita (1921-2021), cogliamo l’occasione di omaggiare uno degli illustri personaggi orvietani più noti e importanti della città: Luigi Mancinelli. Per molti il cognome del grande maestro e compositore è indissolubilmente legato al teatro di Orvieto, senza magari conoscere la storia e l’importanza del grande direttore di musica a cui è stato dedicato.
Il glorioso futuro in campo musicale era già scritto nel destino di Luigi Mancinelli, il quale proveniva da una famiglia di musicisti, o comunque di persone votate all’arte e alla cultura.
“Luigi Mancinelli nasce in una delle famiglie tra le più culturalmente prolifiche del suo tempo – ricorda Gabriele Anselmi, presidente della Scuola di Musica Adriano Casasole. Il padre Raffaele suonava sia nella Banda cittadina, sia nelle formazioni orchestrali che si formavano al tempo, prima per le celebrazioni in Duomo, poi per l’allora Teatro Civico. Altrettanto il padre era stato incaricato dall’allora Sovrintendenza dell’Opera del Duomo di operare alla manutenzione dell’Organo della Cattedrale.
Il fratello, Marino Mancinelli, ha intrapreso prima di Luigi la carriera musicale, altrettanto la sorella divenne una pittrice. Pertanto fin quando la carriera di compositore e direttore permise a Luigi Mancinelli di mantenere un legame anche ‘territoriale’ con la famiglia (non dimentichiamo che siamo alla fine dell’800 e gli spostamenti anche verso regioni vicine a Orvieto avevano tempi abbastanza dilatati), di conseguenza lo ebbe con la sua città natale. Sicuramente importante è stato il suo apporto musicale nelle formazioni orchestrali che condivideva insieme al padre e al fratello”. Ma il successo e l’operato in campo musicale di Mancinelli non si limitò a Orvieto e all’Italia ma, dopo aver debuttato nel 1874 a Peugia con l’Aida di Verdi ed essersi dedicato alla musica operistica e a quella sinfonica tedesca, lavorò anche a Madrid, Londra, New York e Buenos Aires.
“Luigi Mancinelli – ha nuovamente ricordato Anselmi– fu violoncellista dell’orchestra che nel 1866 inaugurò il Teatro Civico diretta dal fratello Marino, allora direttore dell’Istituto Musicale cittadino, e nella quale suonava il contrabbasso anche il padre Raffaele. Le cronache, recuperate da Antonio Mariani nelle sue
pubblicazioni mancinelliane, riportano del concerto che nel 1913 il Mancinelli tenne al Teatro Cittadino per un omaggio a Giuseppe Verdi voluto dall’allora sindaco di Orvieto. Il giorno successivo, prima di tornare a Roma, Mancinelli si recò prima in Duomo a rivedere l’organo che per anni aveva suonato e poi salutò le istituzioni cittadine esortandole a sostenere la scuola di musica cittadina”.
Nonostante sia stato un importante e riconosciuto direttore d’orchestra, Mancinelli riscontrò meno fortuna come compositore, nonostante l’appoggio dell’editore Ricordi. La sua Paolo e Francesca fu ripresa al Teatro dell’Opera di Roma nel 1931 e nel 1948. Inoltre la propria versatilità in campo musicale lo portò anche a comporre delle partiture per colonne sonore, si ricorda Frate Sole (1918) di Ugo Falena e Mario Corsi, ispirato alla vita di San Francesco d’Assisi e il kolossal epico Giuliano l’apostata (1920), diretto sempre da Ugo Falena su soggetto dello stesso Mancinelli.
“Non è propriamente facile, anche attingendo alle pubblicazioni disponibili, descrivere la “vita orvietana” di Luigi Mancinelli dato che lasciò molto presto la città per seguire la sua carriera musicale – ha sottolineato Anselmi. Sicuramente egli mantenne un legame più stretto con Orvieto nei rapporti con la famiglia, specie con il fratello Augustale, che tra l’altro scrisse alcuni testi delle romanze per voce femminile. E negli ultimi anni con lo zio, lo storico Pericle Perali, perché intenzionato ad acquistare una casa a Orvieto. Nella raccolta delle lettere di Luigi Mancinelli, pubblicazione curata sempre da Antonio Mariani, c’è una lettera in cui invita la sorella a contattare Luigi Fumi “un suo vecchio amico”. Se è certo che il fratello Marino Mancinelli nel 1867 ha eseguito dei concerti al Teatro di Orvieto con il soprano Ermia Frezzolini, altrettanto non ci sono documenti che possano attestare che Luigi Mancinelli abbia avuto dei rapporti con la cantante lirica. E’ invece accertato che Luigi Mancinelli intratteneva rapporti con Luigi Barzini che, per altro, incontrò a Londra”.
Tornando a parlare del Teatro di Orvieto intitolato alla sua memoria, simbolo per antonomasia della cultura cittadina, Gabriele Anselmi ha sottolineato che: “A seguito della morte di Luigi Mancinelli, avvenuta il 2 febbraio del 1921 a Roma, l’amministrazione comunale del tempo si impegnò fin da subito a manifestare il giusto tributo a suo illustre concittadino, altrettanto quanto inizialmente si era ragionato di fare a seguito della tragica morte del fratello Marino avvenuta in Brasile nel 1894. Le celebrazioni ufficiali vennero organizzate l’anno successivo: il Teatro Civico venne intitolato a Luigi e Marino Mancinelli. Si può dedurre che la volontà di legare il Teatro cittadino alle figure di Luigi e Marino Mancinelli si determinò quindi a seguito della morte del primo, anche se comunque negli anni successivi il dibattito sull’intitolazione del Teatro è stato sempre molto aperto e non privo di versioni contrastanti, come il fatto che sulla fine dell’ottocento fosse venuta avanti l’ipotesi di intitolarlo al soprano Erminia Frezzolini deceduta a Parigi nel 1884″. (Valentino Saccà)