Se ne è parlato nell’ultimo incontro di Nova Civitas dedicato al Terzo settore e No profit e al ruolo della sussidiarietà nell’emergenza. Azioni e proposte concrete per il territorio.
di Valeria Cioccolo
Definire il concetto di sussidiarietà sembra complesso. Eppure, è proprio lquesta ad essere il cuore della nostra stessa quotidianità specialmente in questo anno di pandemia in cui ha dimostrato la sua efficacia nel rispondere con immediatezza, ma anche che c’è ancora strada da fare.
Quasi ogni giorno abbiamo assistito a dibattiti tra Stato, Regioni, Comuni, su chi dovesse decidere le chiusure e i lockdown che hanno riportato a galla l’annosa questione delle divisioni di competenze tra i vari istituti e tra centro e territorio. Ma è stata proprio l’emergenza, con la sua scia di lutti, a mostrare l’efficacia di una gestione anche ‘dal basso’, che ha innescato la collaborazione tra istituzioni, associazionismo, cooperativismo e imprese sociali. Questo è il cuore della sussidiarietà, che consiste nella capacità di soggetti del territorio di farsi carico di bisogni a cui né lo Stato né il Mercato riescono a rispondere.
Spesso, per altro, l’azione dello Stato risulta di carattere assistenzialistico e non favorisce la crescita. Lo ha ben spiegato Marcello Rinaldi, direttore diocesano della Caritas, all’incontro di Nova Civitas, il progetto di formazione sulla Dottrina sociale e che per il secondo anno affronta questo tema importante, ma poco compreso. Un esempio lo troviamo anche nel reddito di cittadinanza considerato strumento di lotta alla povertà. Nessun tipo di imprenditorialità sociale può uscire da questo sussidio per altro insufficiente anche a garantire una dignitosa sussistenza mensile ad un nucleo familiare. Lo hanno dimostrato i recenti dati Istat che certificano un milione di poveri in più in Italia nel 2020, un aumento certamente dovuto ad un periodo di emergenza senza precedenti, ma che dimostrano quanto sia ancora aperto il dibattito su come mettere in moto un processo di superamento della povertà che offra autonomia e possibilità di sviluppo.
Cosa serve allora?
La risposta può essere proprio un’applicazione concreta della sussidiarietà e la crescita del ruolo del Terzo settore e No Profit che in questi anni sta acquisendo crescente attenzione anche da parte della politica. Esso garantisce infatti quel pragmatismo del reale che nessuna ideologia politica può portare, avendo la capacità di “vedere” la realtà e di conseguenza di agire. Una concretezza che è stata anche richiamata dall’intervento di Don Marco Gasparri attraverso le parole di Papa Francesco che ha parlato della necessità di innescare una nuova cultura dell’incontro, di saper creare ponti, di dialogare ed essere accoglienti, per farsi architetti e artigiani della pace. Un esempio concreto richiamato dal recente passato è l’esperienza dell’Aquila post-terremoto che ha visto l’azione spesso gratuita e concreta di moltissime persone, tra cui tantissimi giovani, che si sono prodigate per aiutare a ricostruire e a ripartire, al di là dell’intervento dello Stato.
O anche l’esperienza, più locale ma non meno significativa, del Banco Alimentare di Orvieto, nato una decina di anni fa dalla voglia di non arrendersi, nonostante le difficoltà economiche e burocratiche incontrate, di Maurella e Claudio che oggi arrivano a distribuire pacchi alimentari a 16 famiglie, 52 persone, con numeri in crescita. E che, nonostante paghino con proprie risorse l’affitto per la sede e utilizzino mezzi propri per gli spostamenti e le quotidiane esigenze che si presentano, vanno avanti in uno spirito di carità che non è ‘elemosina’, ma possibilità per gli altri di ritrovare la fiducia nel futuro.
A volte, ha sottolineato Andrea Taddei, presidente dell’Opera del Duomo, il confine tra bene comune, sussidiarietà e assistenzialismo è sottile e, specialmente a livello locale, c’è il rischio che alcune azioni messe in campo con buone intenzioni si dimostrino più assistenzialistiche che capaci di innescare processi virtuosi. Ma come la dottrina sociale ci insegna è il momento di fare uno sforzo, di muoversi concretamente e prenderci ruoli e responsabilità. Questa può essere l’esperienza del mondo cristiano che realizza quella parola meravigliosa del Vangelo che Suor Maria Luisa Gatto ha richiamato durante l’evento: “Dategli ‘voi stessi’ da mangiare”. Il cristiano si fa nutrimento anche con la sussidiarietà moltiplicando le azioni per gli altri. Prossimo appuntamento con Nova Civitas il 20 marzo.