VITERBO – “La notizia della nomina del prefetto Giannini a capo della Polizia di Stato italiana è accolta da tutta la comunità dell’Università degli Studi della Tuscia con grande soddisfazione”. Così ha affermato il rettore Unitus Stefano Ubertini.
Lamberto Giannini insegna nell’Ateneo viterbese “Diritto penale e antiterrorismo” nell’ambito del curriculum “Investigazioni e sicurezza interna e internazionale” del corso di laurea di Scienze della politica, della comunicazione pubblica e della sicurezza internazionale. Grande soddisfazione è stata espressa anche direttori dei dipartimenti coinvolti, Tiziana Laureti (DEIM) e Saverio Ricci (DISTU).
Il prefetto Giannini era stato già in precedenza docente del Master di I livello in “Scienze criminologiche e forensi, investigazioni e sicurezza”, diretto da Alessandro Sterpa e coordinato da Vincenzo Cianchella, grazie al quale sono stati formati 60 figure di giovani criminologi investigativi in due anni. Un settore, quello dello studio delle scienze investigative e della sicurezza, sul quale l’Università della Tuscia ha investito molto in questi anni chiamando a Viterbo docenti esperti, tra cui spicca il Prefetto Giannini, e che vede centinaia di studenti impegnati sui temi dell’investigazione e della sicurezza nei corsi di laurea in Scienze politiche.
Peraltro il prefetto Giannini è autore, insieme all’ex procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, del volume “Manuale dell’antiterrorismo” che affronta l’evoluzione della normativa in materia con una parte prettamente operativa dove si illustrano i principali strumenti investigativi in tema di intercettazioni preventive, colloqui investigativi, attività sotto copertura ed espulsioni degli stranieri per fini di prevenzione del terrorismo.
“A nome personale e dell’Ateneo – ha concluso il rettore – esprimo le mie più sentite felicitazioni al Prefetto Giannini per questo nuovo importante compito che siamo certi svolgerà con la professionalità che tutti abbiamo apprezzato nelle molte attività che ha svolto con onore al servizio della Repubblica”.