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Home Orvieto e i suoi personaggi

Luca Coscioni paladino di una giustizia biologica

Redazione 2 by Redazione 2
22 Febbraio 2021
in Orvieto e i suoi personaggi, Archivio notizie
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ORVIETO – In occasione dell’anniversario della scomparsa di Luca Coscioni (20/02/2006 – 20/02/2021), questa settimana la rubrica Orvieto e i suoi personaggi vuole proprio parlare di Luca, autentico maratoneta dell’etica umana, figura unica che ha cambiato la storia della ricerca medica e della politica italiana, un orvietano che è diventato un caso italiano e mondiale.

Scrollandoci di dosso qualsiasi pietismo da coccodrillo giornalistico, vogliamo parlare di Luca come uomo, paladino di una giustizia biologica contro i mulini a vento del perbenismo ottuso. La sua battaglia per la libertà di ricerca sulle cellule staminali, portata avanti nelle file del Partito Radicale, approdò in un importante discorso durante la Commissione Temporanea del Parlamento Europeo sulla Genetica Umana e le Biotecnologie, istituita proprio per dare voce su questo tema a chi ne è toccato più direttamente: i malati. Coscioni ha aperto così un dibattito che ha generato due fronti opposti, quello del sostegno alla libertà scientifica “sempre e comunque” e quello di chi invece intende regolarne l’applicazione, specialmente su quegli argomenti eticamente rilevanti di cui la Chiesa cattolica è la principale sostenitrice.

“Luca era persona ‘politica’ nel senso migliore del termine, – sottolinea Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni – si interessava della sua comunità e della sua città, prima ancora che noi lo conoscessimo, come Consigliere comunale. Poi si ammalò, si candidò e fu eletto alle elezioni online del Comitato dei Radicali, divenne Presidente di Radicali italiani e fondò l’Associazione Luca Coscioni. Da allora, ci convocò a Orvieto diverse volte, organizzammo manifestazioni, congressi. Anche quando la dimensione della sua battaglia per la libertà di ricerca era diventata internazionale, con l’adesione di 51 Premi Nobel, per lui era importante convincere anche i suoi concittadini“.

Il Partito Radicale italiano era il fronte ideologico maggiormente in grado di sposare il pensiero di Cosconi e dargli voce attraverso la politica. Marco Pannella aveva intuito fin da subito la grandezza umanitaria e la forza di Luca, “Lo volle nostro presidente, nostro candidato capolista, nostro volto televisivo nelle pochissime occasioni che ci si offrivano nelle tribune elettorali, e fece di tutto per farlo entrare in Parlamento. Umanamente avevano uno splendido rapporto, di affetto che cercavano di trasmettersi anche nei gesti, attraverso quel poco di contatto fisico che la malattia consentiva“, come ricorda Marco Cappato.
“Appena eletto nel nostro Comitato, – aggiunge Cappato – Luca si presentò alla prima riunione e intervenne attraverso la voce sintetizzata del computer. Fu un momento indimenticabile. Non era un periodo semplice per i Radicali, e tutti fummo investiti fisicamente da quella ìforza’ evocata da Saramago. Era chiaro che non avevamo semplicemente incontrato un caso di umana sofferenza, ma avevamo trovato un leader politico”.
Il 23 gennaio 2001, a un mese soltanto dall’elezione del comitato, Marco Pannella annuncia a Radio Radicale che Coscioni sarà capolista delle liste radicali, come già furono Leonardo Sciascia e Enzo Tortora, alle elezioni del 13 maggio: “Le grandi battaglie di libertà devono prendere corpo e parola – ha dichiarato Pannella. Luca Coscioni darà  corpo all’idea di laicità della ricerca”. Questo breve stralcio del discorso pronunciato da Marco Pannella, che è ormai un importante documento storico-politico, è inserito nel testo di Luca “Il Maratoneta” (Stampa Alternativa 2003), volume ricco di documentazioni e testimonianze per entrare nel vivo delle battaglie etiche di Luca.

 

Prima che la città di Orvieto rendesse omaggio al suo pensiero e al suo operato istituendo il Memorial e dedicandogli un’aula della Biblioteca Fumi, Luca era ancora per molti una figura difficilmente codificabile.

“Non erano tutti d’accordo con la sua battaglia, come è ovvio e anche giusto – ha spiegato Marco Cappato. Ma soprattutto non credo che la città si rese subito conto della rivoluzione antropologica che Luca rappresentava, con la sua malattia, con la sua voce digitale del sintetizzatore, il suo parlare con gli occhi, la sua intransigente richiesta di libertà per la scienza. L’informazione nazionale e la politica italiana non aiutò certo Orvieto a comprendere la portata di ciò che stava accadendo grazie a Luca.
“Il coraggio di un uomo reso muto da una malattia terribile ci ha restituito una forza nuova” scrisse di lui José Saramago. Ma quella forza aveva bisogno di essere conosciuta già a Luca vivo, mentre fu in realtà la sua morte l’evento attraverso il quale in molti scoprirono Luca, anche a Orvieto. Da allora l’intitolazione di una scuola a Orvieto e del memorial di atletica hanno creato un legame che spero rimanga indissolubile anche con chi non ha avuto l’occasione di conoscerlo in vita”.

L’attuale associazione che porta il suo nome e che prosegue nelle battaglie da lui iniziate fu fortemente voluta da Luca stesso. “Voleva che un’associazione portasse il suo nome – ricorda Cappato – ma che fosse politica, non ‘alla memoria’, ma creata ‘in vita’ per conquistare nuove libertà. A partire da Piergiorgio Welby , con la battaglia per l’eutanasia legale, l’associazione Luca Coscioni ha continuato a battersi “dal corpo dei malati al cuore della politica”, ottenendo risultati importanti come lo smantellamento delle proibizioni della legge sulla fecondazione assistita, l’approvazione della legge sul testamento biologico e la sentenza della Corte costituzionale che ha legalizzato in Italia l’aiuto al suicidio. Ed è una storia che continua, perché quella ‘forza’, riconosciuta da Saramago, continua a muovere le montagne”.  (Valentino Saccà)

 

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