di Dante Freddi
Il “Club” era il cellaio della casa di Silverio Marini, lì vicino alla Confaloniera, il lungo viale che costeggia la rupe. Al club, detto “Cleb” da tutti, si accedeva dall’entrata della casa. Un’ampia scalata portava all’appartamento, a piano terra una porticina introduceva in quel posto singolare, un ampio salone con una finestrina in un angolo, in alto. Sgabelli tutto intorno, luci soffuse, basse anche quando erano tutte accese.
Per entrare bisognava essere invitati da un socio. Le ragazze non raccontavano mai ai genitori di esserci state, perché era poco decoroso: lì non c’erano mamme a sorvegliare, come nelle festicciole a casa di una o dell’altra, perché le case dove ballare erano quasi sempre di ragazze. Le discoteche o qualcosa del genere si trovavano soltanto nelle città e quindi per incontrarsi da vicino rimanevano soltanto la scuola e le sale da pranzo di qualche famiglia accogliente. In quei soggiorni c’era sempre un giradischi, o alla peggio un mangiadischi, e dopo qualche chiacchiera si andava subito al ballo. Un paio di twist e poi i lenti, quelli che consentivano la formazione di coppie, che cambiavano con la velocità di quegli amori giovanili. Le donne non rifiutavano quasi mai un ballo, ma dopo il secondo cominciavano a scegliere e si formavano coppie che duravano per gran parte di quelle domeniche pomeriggio. Era questione di istinto, di sensibilità comprendere la disponibilità di una per l’altro, perché a scegliere erano sempre le ragazze. I ragazzi provavano l’approccio con la preferita e si capiva subito come poteva andare a finire. Il passaggio a una o all’altra era tempestivo e dipendeva soltanto da quanto si facevano stringere. Per la quaresima nessun ballo.
Per vedersi e scambiarsi sguardi e ammiccamenti c’era la passeggiata per il corso, lo “struscio”, e lì si “vedeva” la ragazza o il ragazzo con cui si tentare di far nascere qualcosa, una simpatia o un amore.
Questo approccio tra ragazzi era il medesimo anche al Cleb, con la sola differenza che non c’era controllo di nessuno e nessuno portava con sé fratelli o sorelle, per lo stesso motivo.
« Silverio, domenica viene al Cleb Claudia, me lo ha detto Francesco. Viene insieme alla sua compagna di scuola, la figlia del macellaio, Mariella, e le porta lui. Nessuno te la tocca Mariella, ma Claudia la prima mezz’ora è nelle mie mani». « Certo Ste’, chi te la tocca!» rispose Silverio a Stefano Galletti, quasi diciott’anni, capelli neri ricci e occhi verdi, cicciottello, simpatico, vivace.
Silverio era attratto da Mariella da almeno un paio d’anni, quando frequentavano ancora il ginnasio. Poi lei si era “messa” con un ragazzo della “Corea”, il quartiere dello Scalo. Ma la cosa durò appena un anno e da allora Silverio tentava un approccio, impaurito però dalla possibilità di fallire e quindi di bruciare il sogno di quella splendida compagna, quella per cui andava a scuola volentieri.
« Usala bene quella mezz’ora, perché se ti ci arriva qualcun altro te la frega», rispose Silverio.
« Domenica ci provo determinato, mi sono stufato di farle gli occhi dolci, di puntarla, di usarle tutte le attenzioni, col rischio di passare per uno scemotto innamorato », rispose Stefano. « Se mi pianta i gomiti sul petto e non mi fa accostare, lascio perdere. Bello come sono rimedio di meglio, no?! » continuò ruzzando il suo scambio con Silverio.
Tra una battuta e l’altra, qualcuna anche un po’ oscena, i due ragazzi stavano ripulendo l’angolo bar- giradischi, più giradischi invero, perché il bar era vuoto e un paio di scaffali aspettavano da mesi di accogliere qualche bottiglia di qualcosa. Era da Natale, quando avevano giocato tutta la notte della vigilia e poi il pomeriggio di Natale e di santo Stefano, che non si vedeva roba da bere. All’inizio era stato fatto un tentativo e Silverio, Stefano e Francesco avevano acquistato un po’di lattine di birra, Coca e Chinotto, tenute in un piccolo frigo nell’angolo, sotto il banconcino. Ma erano finite subito e nessuno aveva pagato una lira. Ci riprovarono, con uguale clamoroso insuccesso economico. Così finì l’attività di mescita, che avrebbe dovuto finanziare tutte le iniziative di acchiappamento, almeno nel progetto ideale di quei primi tre amici del Cleb.
Quel pomeriggio di Carnevale, verso le quattro, era tutto pronto. Ambiente pulito e ordinato, musica accogliente, luci giuste, i tre amici vestiti bene, camicia e maglione Francesco e Stefano, giacca e cravatta Silverio. Arrivò Giuseppe con due compagne delle magistrali e altri due amici di ragioneria. Francesco uscì per andare all’appuntamento con Claudia e Mariella. Pian piano erano già arrivati in una quindicina. Quattro chiacchiere seduti sugli sgabelli a lato della sala e i ragazzi iniziarono a ballare. Qualche lento non particolarmente appiccicoso, adatto per fare due chiacchere e conoscere le ragazze che c’erano.
Un inizio strategico per capire come poteva evolvere il pomeriggio. Stefano e Silverio non avevano ancora ballato quando arrivò Francesco accompagnando Claudia e Mariella. Aspettavano con ansia, era la prima volta che le due ragazze andavano al Cleb e finalmente avrebbero potuto ballare con loro.
Stefano era uscito per fumare una sigaretta, all’aria, perché dentro la sala il fumo già invadeva tutto l’ambiente, ma soprattutto perché era nervoso nell’attesa di vedere Claudia. A diciott’anni non era mai stato fidanzato e aveva baciato soltanto tre o quattro ragazze, un paio lì al Cleb, dove sapeva che l’ambiente facilitava un bel po’ l’inizio di amori, che per lui però non avevano avuto futuro. Poi c’era stata Elisa, un bel bacio a scuola e qualche toccamento in Confalniera, ma lei aveva ceduto all’incalzare di uno dei “geometri”, più grande, e dicono che ci facesse anche l’amore, perché lui aveva la macchina. Con Sabina era durata un paio di mesi, poi la cosa era finita per mancanza di manutenzione del rapporto e per l’estate, che divideva i gruppi che si erano costituiti a scuola, nell’inverno. Insomma, tutte esperienze brevi e poco impegnative, senza strazi amorosi, quelli che si raccontano nelle poesie e nei romanzi.
Con Claudia avrebbe proprio voluto trovare qualcosa di quell’amore di cui aveva sentito dire e soprattutto essere lui, per una volta, a gestire il rapporto. Gli stava venendo il dubbio che il problema fosse lui, che alla fine era stato lasciato dalle sue ragazze. La paura rende timorosi, titubanti, indecisi e Stefano, quando vide Claudia stretta in una gonna sopra il ginocchio e imbacuccata dentro un giaccone pesante di lana, spiaccicò un balbettante « Ciao e benvenute al Cleb. Vi divertirete». Claudia e Mariella entrarono e guardarono con curiosità quell’ambiente, già caldo, con qualche coppia che si formava coronando simpatie già pensate, ma che non avevano trovato l’occasione di concretizzarsi in un mano nella mano, in un guancia a guancia, in un accostamento corpo a corpo, lei le braccia intorno al collo, lui strette intorno alla vita.
Appena entrati arrivò Silverio e si assicurò che tutto andasse bene e che il Cleb piacesse alle ragazze. Francesco che si era già avvicinato a una di ragioneria venuta con un suo amico e stava tentando di portargliela via con discorsi strampalati che non sortirono alcun esito. Lei era arrivata con un loro amico, un meccanico, uno dei pochissimi che in quel giro lavoravano, e si guardavano con tenerezza. Il Cleb poteva aiutare a compiere il passo successivo, quello del “mettersi insieme”, che voleva dire qualche bacetto ma poteva anche arrivare a palpeggiamenti e, qualcuno diceva che gli era successo, anche di più. Francesco aveva una ragazza, una compagna di scuola di un paese vicino, ma non potevano vedersi la domenica e i loro rapporti si esaurivano all’entrata e all’uscita della scuola e a qualche bacio rubato a ricreazione.
L’amore era sbocciato in occasione di una gita scolastica a Volterra. Un legame faticoso per entrambi, che Francesco pensava non valesse la pena continuare, ma che non sapeva interrompere, perché a lui Anna tirava un bel po’. E il contrario. Francesco era uno bello, anche Anna, gli ormoni brontolavano esuberanti alla ricerca di sfogo, repressi da quella situazione di lontananza. Da un momento all’altro potevano debordare e seguire l’istinto prorompente, infilandoli in un tradimento.
Stefano, preoccupato per l’insistenza di un ragazzo già diplomato che conosceva Claudia, le prese una mano e dolcemente la condusse in mezzo alla sala, dove era iniziato un lento lunghissimo, quattro minuti, dopo che avevano ballato un paio di twist. Al suono di “je t’aime moi non plus” cinse la vita della ragazza, sottile, snella, con il seno esuberante che contrastava piacevolmente con l’esilità del busto, le gambe lunghe, i fianchi tondi. Le chiese se era contenta dell’ambiente del Cleb e lei rispose che c’era bella gente, a parte Rovero, quel ragazzo di cui Stefano temeva la concorrenza. Gli si liberò l’animo quando lei gli pose le braccia intorno al collo e si avvicinò. Anche lui si accostò un po’ e sentiva i suoi seni.
Si scostò subito imbarazzato per la naturale reazione e Claudia lo strinse di nuovo. « Claudia, io spero di conoscerti al di là della scuola da quando ti conosco. Mi piace il tuo cervello, il tuo modo di pensare e quello che vedo di te. Pensi che potremmo provare a stare insieme?». Lei accostò le labbra alle sue e si baciarono, con timidezza, senza passione, con grande serenità. Stefano incrociò lo sguardo di Silverio, che gli fece un occhietto, condividendo la felicità per l’agognata conquista dell’amico.
Mariella aveva trovato al Cleb un amico di famiglia con cui era cresciuta e da quando era entrata ballava con lui. Silverio gli si era messo vicino durante un twist ma non riusciva a rompere la coppia.
A fine serata, mentre Stefano e Claudia si preparavano a uscire mano nella mano, Mariella stava stretta al suo vecchio amico e si baciavano animatamente, con evidente fervore. « Vieni Mariella, scusa ma è tardi. Prima di tornare a casa devo passare in pizzeria» le disse Claudia. « Claudia, finalmente Mauro ha avuto il coraggio di dirmi che mi ama. Ce n’è voluto», rispose spiritosa Mariella mentre salutava il suo amico e gli dava appuntamento per il giorno dopo. Silverio ammutolì. Il suo Cleb serviva a far fidanzare tutti tranne lui, anzi, aveva fatto da ruffiano a Mariella.
Era passata Pasqua, l’aria era tiepida e il Cleb perdeva di attrazione. Fuori c’erano giardini e giardinetti, passeggiate, posti tranquilli dove stare e divertirsi.
Gli amici avevano deciso una passeggiata fino alla Stazione, passando per le Piagge. Si erano dati appuntamento all’Albornoz, erano una decina, i più fedeli del Cleb. Claudia andò con Mariella e Francesco, solo come tutte le domeniche, speranzoso come sempre di poter tradire la sua ragazza. Non gli sembrava una cosa tanto grave, ma non era mai riuscito ad andare fino in fondo per timore che Anna lo venisse a sapere.
Al ritorno, era il tardo pomeriggio, iniziarono ad accelerare per non trovarsi al buio. Mariella ansimava in salita e Silverio, davanti a lei, le porse la mano per aiutarla. Lei la prese, la strinse e quando la strada tornò in piano continuò a stringerla, sempre più forte. Silverio si guardò intorno, erano gli ultimi della fila, si girò e le rubò un bacio veloce. Lei si fermò, gli mise le mani dietro al collo e lo baciò come avrebbe voluto da tanto tempo, con energia, spingendo le labbra e poi posandole morbide su quelle del ragazzo. All’Albornoz ridevano felici, si stringevano, parlottavano sbaciucchiandosi.
In autunno il Cleb non fu riaperto. Mariella non voleva dividere Silverio con nessuno, neppure con i suoi amici, che, gli diceva, non le piacevano un granché.
L’amicizia continuò tra quei ragazzi del Cleb, che uscivano la sera, si trovavano al bar e facevano qualche stupidaggine insieme. Niente di importante. Erano talmente fuori da qualsiasi impegno che si trovavano alla soglia dei vent’anni a litigare quando qualcuno di loro non ammetteva di essere stato colpito e di essere morto: giocavano a squadre con le cerbottane, agli “alberi belli”, vicino al pozzo di san Patrizio.
Poi tutto finì. Il lavoro per alcuni, l’università per altri, la disoccupazione per altri ancora, poi la politica, la società che cambiava velocemente, le aspirazioni, le aspettative, la lotta per conquistare un posto nel mondo.
Alcuni amori nati al Cleb rimasero saldi e i ricordi di quegli anni si impressero profondamente nelle vite di ciascuno. Dopo quarant’anni a Silverio emergeva ancora l’immagine di Mariella che baciava il suo vecchio amico in quel modo, ma non glielo disse mai.
Claudia e Stefano si amano ancora e Francesco non è riuscito mai a tradire quella donna di un paese vicino, almeno fino a quando si sposarono.