“Solo un nuovo piano regionale, serio e responsabile, può aprire la strada ad una gestione virtuosa dei rifiuti anche dal punto di vista economico. Per questo chiediamo che la Regione dia in fretta risposte chiare. Servono dotazioni impiantistiche per il massimo recupero della materia ed una filiera industriale delle materie prime seconde”. Così il portavoce del Movimento 5 Stelle in consiglio regionale, Thomas De Luca.
“L’Umbria non può continuare a non-pianificare il proprio futuro, rimanendo ostaggio degli interessi economici legati al business delle discariche, dell’incenerimento e della cura delle patologie legate all’esposizione dei contaminanti ambientali” dice De Luca che parla della necessità di andare oltre le barricate e gli steccati ideologici. “La raccolta differenziata porta a porta è uno dei tasselli fondamentali per garantire il superamento delle discariche e degli inceneritori. Eppure – prosegue – qualcuno oggi ci vuole far credere che questo tipo di gestione dei rifiuti penalizza i cittadini. Nei tavoli che sto seguendo in questi giorni si fa sempre più insistente l’intenzione di sabotare questo percorso piuttosto che potenziarlo ed estenderlo in maniera uniforme a tutto il territorio regionale. Solo chi vuole spalancare le porte all’incenerimento dei rifiuti e agli affari delle multiutility può approcciarsi al tema rifiuti in questo modo”.
I dati dicono che dove c’è una raccolta porta a porta si riescono a raggiungere gli obiettivi, lavorando su riciclo e massimo recupero di materia: “Laddove la raccolta differenziata porta a porta è attuata meglio, assistiamo ad una produzione pro capite minore di rifiuti da parte dei cittadini, come se una sensibilità maggiore spingesse a comportamenti virtuosi. Dove non si è voluto agire in tal senso i ritardi sono evidenti. Ancora oggi assistiamo a situazioni molto difformi nella nostra regione per quanto riguarda la raccolta differenziata. Si va dallo 0,7% di Poggiodomo all’88% di Calvi e Otricoli. Su 92 comuni quasi la metà (42) non hanno raggiunto gli obiettivi fissati dal Dlgs 152/2006. Quelli che vanno meglio sono quelli del sub-ambito 4 che complessivamente raggiunge un livello del 72,6% (dati 2019) e dove, non a caso, nel 2014 è stata effettuata una gara per garantire un servizio porta a porta molto spinto. Dati ineludibili che dovrebbero indicare la strada da percorrere in maniera chiara ed inequivocabile” conclude De Luca.