Vincenzo Bianconi non le manda a dire e pur con il suo classico approccio sempre pacato, va al cuore del problema: l’Umbria è un caso unico in Italia, per due terzi in zona rossa e per il restante terzo colorata di arancione. Cosa non ha funzionato nella strategia messa in atto da Palazzo Cesaroni? Cosa si poteva e si doveva fare per evitare questa situazione che, come dice l’ex candidato presidente alle elezioni del 2019, non sarà facile recuperare anche in fatto di immagine? La piccola Umbria, cuore verde d’Italia, regione pressoché lontana dalle grandi vie di comunicazione e dalle grandi città, si ritrova ad essere maglia nera con un aggravamento quotidiano dei contagi ed un sistema sanitario giunto al limite della sostenibilità. Con un lungo post su facebook che riportiamo integralmente, Bianconi mette la giunta Tesei di fronte alle proprie responsabilità:
Gli Umbri, la crisi, la zona rossa ed i tanti “Perché” di una gestione della Pandemia dai risultati catastrofici.
Perché in Umbria la pandemia è arrivata a questo punto?
Perché una regione isolata e piccola come l’Umbria, con 800 mila abitanti e una media di 100 abitanti per km quadrato si trova ad essere per due terzi rossa?
Perché sono rossi anche Comuni con zero o meno di 10 contagi?
Perché le regioni intorno a noi, più popolose, con grandi città, grandi vie di comunicazione, economie molto più sviluppate e caotiche e scuole molto più affollate, sono gialle?
Una regione come l’Umbria perché non ha lo stesso colore della Basilicata… cosa abbiamo sbagliato?
Perché non abbiamo assunto e/o stabilizzato il personale sanitario che sapevamo sarebbe servito?
Perché non abbiamo utilizzato, rafforzato, riaperto strutture sanitarie esistenti invece delle tende?
Noi Umbri avremmo dovuto avere paura di essere contagiati dalle regioni vicine.
E invece no, sono loro ad aver paura dell’Umbria e noi ad aver paura di noi stessi..
I numeri, che non sono né di destra e né di sinistra, dicono che chi guida la Regione e la sanità Umbra ha sbagliato molto, sia nelle strategie che nelle azioni operative.
Potevamo e dovevamo essere un esempio di eccellenza nazionale in questa pandemia e non maglia nera d’Italia. Io dalla passata estate ho rappresentato la necessità di strutturarci per essere pronti a gestire sia i contagi che le strategie per contenerli. Con la minoranza in Consiglio regionale più volte abbiamo fatto proposte concrete.. sempre, purtroppo, rimandate al mittente.
Dal punto di vista psicologico nei comuni più colpiti dal sisma 2016, con bassissimi contagi, pochi abitanti, senza veri ospedali e senza punti di aggregazione, la popolazione locale si domanda perché è in zona rossa. Per queste persone, che hanno perso moltissimo, perdere di nuovo anche la possibilità di uscire a passeggiare nei centri quasi fantasma o nella natura, l’unica cosa speciale veramente rimasta, è devastante.
Per le tante famiglie che sono nelle casette prefabbricate, rimanere bloccati in pochi metri con i propri bambini per 15 giorni…sarà un’altra prova di tenuta domestica che si aggiunge al terremoto, alla perdita della casa, alla precarietà del lavoro e all’assenza di moltissimi servizi sociali e sanitari.
Sono certo che chi è al governo di questa Regione abbia lavorato duro ed abbia cercato di fare del proprio meglio, ma è altrettanto chiaro che molti errori strategici e di operatività sono stati fatti e reiterati… dopo la seconda ondata. L’Umbria per questi errori pagherà un caro prezzo.
Famiglie, lavoratori, anziani, imprenditori e liberi professionisti sono in ginocchio, mentre sarebbero potuti essere in marcia verso la normalità come in altre regioni.
Penso ai ragazzi di ogni parte dell’Umbria che, dopo un anno durissimo, finalmente stavano per riappropriarsi di parte della loro socialita’. E dei disagi che vivranno i genitori costretti a conciliare lavoro e didattica a distanza. O ai piccoli commercianti che hanno perso almeno un terzo del loro fatturato e l’opportunità sfumata di potere guardare con speranza alle prossime settimane.
Certo è durissima e avrebbe potuto esserlo meno. Ma noi siamo Umbri, un popolo tosto. Sono certo che rimetteremo insieme i pezzi rimasti anche dopo questa ulteriore mazzata perché alla fine, nonostante tutto e tutti, siamo una regione che si tiene su tanta brava gente che non molla mai.
Purtroppo oggi anche l’immagine dell’Umbria agli occhi degli Italia si è fortemente deteriorata. Non siamo più il luogo dove fuggire, dove ritirarsi per guardare da lontano i problemi dell’Italia globalizzata.
Oggi siamo parte del problema, una terra ad alto rischio contagio, da evitare se possibile. Questo sentimento che si rafforza dopo ogni telegiornale sarà un’altra zavorra da cui liberarsi con un adeguata campagna di comunicazione, qualora la situazione sanitaria generale renda possibile una ripartenza del turismo per la prossima estate. Le imprese ed i lavoratori dell’Umbria, che direttamente o indirettamente ne dipendono, non possono certo fare a meno di questa opportunità che se dovesse essere possibile ed in piena sicurezza, non si dovrebbe perdere.
Spero che chi governa questa regione abbia imparato la lezione, di fronte a certe sfide non si può andare da soli.
La nostra regione nei prossimi mesi dovrà affrontare temi importantissimi e prendere decisioni che condizioneranno la vita ed il futuro della popolazione per i prossimi decenni.
Spero che si cambi approccio, che si inauguri una stagione nuova. Almeno su questi argomenti, serve apertura al confronto, partecipazione, trasparenza e metodo.
Piano sanitario, Piano dei rifiuti, un nuovo progetto sociale, e gli imponenti investimenti economici che avremmo la possibilità di fare, sono sfide che dovrebbero essere affrontate con la lungimiranza di chi pensa alle prossime generazioni e non alle prossime elezioni… come dice Draghi.
In campagna elettorale ho sempre detto che è dalla visione dell’Umbria che vorremmo per noi ed i nostri figli, che devono partire le scelte, è da qui che si elaborano strategie e si pianificano gli investimenti.
Purtroppo ancora oggi non ho capito quale è la visione che questo governo regionale ha per la nostra regione, con quale strategia generale e puntuale poi la vorrebbe perseguire… ma ancor di più non ho visto un metodo di lavoro strutturato, partecipazione e condivisione vera per fare in modo che le scelte di pochi possano essere giuste per tutti.
Mi auguro che le cose possano cambiare… sono Umbro e tiferò e lavorerò sempre ed esclusivamente per il bene comune degli Umbri.