di Renato Piscini
Assistiamo esterefatti alla perdita di memoria storica da parte dei politici e dirigenti attuali nelle varie sedi istituzionali, come vinti da una realtà senza riferimenti quasi superstiti.
Il peso delle famiglie nobiliari è ad oggi modesto, quando un tempo dava un contributo se non la linea; la classe contadina, protagonista fino agli anni ottanta, è assunta ad una nuova classe semi-borghese indefinita.
La Chiesa anch’essa protagonista, alternativamente nei tempi, è venuta meno anche in ambito sociale non solo politico. Insomma un tessuto sociale allo sbando con qualche sussulto culturale privo di futuro e isolato, senza riferimenti economici di valore( imprenditoriale o economico-finanziario stretto) .
Ogni giorno la linea o la direzione da intraprendere è diversa legata a coloro che tengono le briglia senza l’avallo di un processo culturale ma semplicemente per rendite acquisite. La debolezza strategica della città è da imputare a tutto questo ma anche dalla mancanza di personalità rappresentative cosa che eccelleva nei tempi passati storici ma anche recentemente vissuti tali da poterli ricordare e memorizzare.
Continuare cosi significa affondare e quando saranno finite le occasioni i rimorsi azzanneranno le nostre membra. Come lagnarsi avendo un patrimonio culturale e storico cosi grande senza utilizzarlo, ivi compreso un tessuto sociale che, anche se variegato ,ha tracce di memoria storica evidenti ma non sollecitate e non sfruttate.
La politica ha perso il popolo ma la società ha risorse e valenze per una scommessa di futuro, usiamola per non naufragare.