Si è tenuto giovedì 10 dicembre, su piattaforma telematica, il primo incontro volto alla creazione di una rete
territoriale a supporto delle donne migranti vittime di violenza. L’incontro, richiesto dal centro antiviolenza
l’Albero di Antonia di Orvieto, si colloca all’interno del progetto “Leaving Violence. Living Safe” promosso da
D.i.Re Donne in rete contro la violenza, una rete nazionale che raccoglie 81 centri antiviolenza, non
istituzionali e gestiti da donne sparsi sul territorio italiano, in collaborazione con UNHCR – Alto Commissariato
delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Il Progetto, avviato tre anni fa che ha visto l’adesione di 71 centri antiviolenza, tra cui, a partire da quest’anno, anche quella dell’Albero di Antonia di Orvieto.
Il lavoro è nato con l’intento di facilitare l’accesso ai centri antiviolenza, ai servizi e alle altre risorse del
territorio da parte di donne migranti richiedenti asilo e rifugiate, in considerazione del fatto che la maggior
parte di esse ha subito violenza nel paese di origine, durante il viaggio in Europa o anche nel nostro Paese.
Questo primo incontro della rete territoriale è stato animato da uno scambio proficuo e propositivo grazie
alla partecipazione di Valentina Torri, psicoterapeuta esperta del progetto LVLS che ha illustrato la
metodologia per entrare in contatto e supportare efficacemente le donne migranti, e agli interventi delle
operatrici del centro antiviolenza L’Albero di Antonia e della mediatrice, Delia Salemi, che ha seguito una
formazione specialistica all’interno del progetto LVLS.
Preziosa la presenza di Francesca Barbini, vicesindaco di Ficulle, e di Doriana Barbanera, responsabile
dell’area migranti per la coop. sociale il Quadrifoglio. Sono intervenute inoltre Anna Taudul, mediatrice
culturale, attiva presso lo sportello informativo immigrazione e Letizia Cavallari, insegnante di italiano per
stranieri; presente anche Claudia Cordovani, responsabile dell’Ufficio di Cittadinanza della Zona Sociale n.12.
Sebbene nel territorio orvietano non ci siano strutture di accoglienza per donne richiedenti asilo e rifugiate,
nondimeno le donne migranti che vi risiedono superano le 2.000 unità, rappresentando di fatto una fetta
considerevole della popolazione; è importante quindi riuscire a entrare quanto più in relazione con questa
realtà, molteplice e variegata per saperne individuare le difficoltà, in modo da permettere a tutte le donne
migranti, di uscire dalla situazione di violenza affermando i propri diritti.
In questo senso, il centro antiviolenza rappresenta un luogo sicuro per qualunque donna, italiana e migrante,
che abbia la necessità di sentirsi accolta, ascoltata, creduta; un luogo dove non le viene indicato un percorso
da seguire ma dove può pensarlo e costruirlo lei stessa a partire dai suoi bisogni, che vengono spesso
individuati e riconosciuti solo nel momento in cui le viene concesso lo spazio per farlo.
Perché i bisogni della donna trovino risposte è infine necessaria una rete territoriale attenta e operativa,
animata da soggetti capaci di individuare correttamente le vulnerabilità delle donne migranti e che siano in
dialogo continuo con il centro antiviolenza.
L’incontro si è concluso con la proposta di un nuovo tavolo di discussione, previsto per il mese di gennaio
2021, al fine di valutare proposte e possibilità per questo percorso appena inaugurato.
Nell’ambito nel progetto LVLS, infine, vi segnaliamo la conferenza stampa utile a presentare la valutazione
complessiva dei primi tre anni di quest’esperienza, che si terrà in data 15 dicembre dalle ore 10.30 alle ore
12:30 e che sarà possibile seguire in streaming sulla pagina Facebook di D.i.Re e su quella del progetto Leaving
Violence, Living Safe
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