L’asilo nido “L’isola che non c’è” del Comune di Bolsena gestito dalla Cooperativa sociale “Il Quadrifoglio” accoglie bambini da 0 a 36 mesi. L’anno educativo è iniziato il 1 settembre nel rispetto delle linee guida anti-covid 19 dettate dalla Regione Lazio che in sintesi prevedono:una rigorosa e frequente igiene delle mani con acqua e sapone o soluzione idroalcolica; una approfondita pulizia giornaliera degli ambienti , l’accesso e l’uscita su turni, la tenuta di un registro giornaliero degli ingressi. E’ prevista la rilevazione quotidiana della temperatura corporea per tutti i bambini, gli operatori e gli accompagnatori. La normativa ha deciso l’organizzazione in piccoli gruppi e il rapporto è di 1 educatore ogni 7 bambini. Sono da prediligere le attività all’aria aperta. Questa è la teoria.
In pratica come si lavora all’interno dell’asilo nido in una emergenza sanitaria di tale portata?
Quando tutto il mondo parla di distanziamento sociale e tu educatrice del nido non hai tra il tuo vocabolario mai avuto questo termine anzi al contrario sei la fautrice e regista della socializzazione primaria, quando l’espressività e la mimica del tuo volto sono gli” strumenti” del tuo lavoro, quando non solo devi rassicurare i genitori ma anche te stessa ,i tuoi figli, la tua famiglia , quando la burocrazia invade il tuo lavoro, che fare?
Dopo un momento iniziale di sgomento e preoccupazione le educatrici si sono dovute reinventare modificando le routine quotidiane e utilizzando nuovi strumenti di lavoro.
Ecco quindi che il lavaggio delle manine , autonomia ben radicata nel lavoro quotidiano diventa un gioco rituale semplicemente da ripetere più e più volte nella giornata .Momento molto gradito ai bambini che hanno un interesse innato per l’acqua . Impararsi a lavare le manine da soli è un interesse tutto interiore: il bambino agisce e costruisce sé stesso senza lasciare all’esterno alcuna traccia. Lo ripete più volte anche quando ha le mani pulite e, continua, finché è soddisfatto il bisogno di questa attività.
Lo scoglio più grande è rappresentato indubbiamente dalla mascherina: i bambini hanno la necessità di vedere il volto per capire l’emotività e le intenzioni, per donare fiducia, per essere rassicurati. Quindi la mascherina deve diventare uno strumento di lavoro da cui trarre più benefici possibili anziché un impedimento. Abbiamo imparato a comunicare tanto con gli occhi , abbiamo usato la mascherina per il gioco “appaio-scompaio” , il classico “bubù- settete”, moduliamo la voce per farci comprendere maggiormente .
Le attività all’aria aperta sono diventate il fulcro della nostra quotidianità e per questo abbiamo creato un ambiente molto confortevole ristrutturando totalmente l’area esterna dotandola di nuovi giochi totalmente di legno, fatti a mano, coinvolgendo i bambini stessi nella loro realizzazione con attività grafico-pittoriche. L’asilo nido insieme al bambino accoglie le famiglie che vengono coinvolte in attività ludiche che permettono di trascorrere del tempo prezioso insieme: purtroppo per ragioni ovvie quest’anno non è stato possibile finora concederci niente del genere.
In questo caso ci fa da supporto la tecnologia: l’utilizzo dei social, delle mail, della pagina face book e delle piattaforme supplisce alla mancanza di relazioni sociali in presenza. Queste modalità sono state rodate nel periodo di chiusura del nido da marzo a giugno dello scorso anno educativo dove abbiamo attivato una sorta di LEAD, legame educativo a distanza, cercando di mantenere un contatto non solo con i bambini ma con i genitori stessi. La collaborazione tra nido e famiglie è basilare per il bene del bambino.
Anche la progettazione, la documentazione , la supervisione, hanno nuove vesti e grazie alla tecnologia e allo smart-working continuiamo a svolgere in équipe il lavoro dietro le quinte. Nel lavoro dell’educatrice al nido gli stimoli sono fondamentali per alimentare la passione e anche in momenti così difficili come quello che stiamo vivendo è necessario reinventarsi per dare non solo ai bambini la possibilità di vivere in un ambiente confortevole e sereno ma anche a noi stesse la gratificazione del semplice e mai scontato “lavorare bene”. (Natascia Casciani)