di Franco Raimondo Barbabella
Giuro che con capisco. La maggioranza boccia la mozione con cui si chiedeva di attivare i finanziamenti per una riorganizzazione del nostro sistema sanitario. Di seguito spiego la vicenda, ma dico subito che con questa politica della rinuncia siamo fuori non dal futuro ma dal nostro stesso presente.
Dunque, ieri in Consiglio comunale è stata discussa la mozione presentata oltre 4 mesi fa (il 16 luglio, e questo già dovrebbe dire qualcosa) da me e da Cristina Croce per chiedere alla Regione di intervenire presso il Governo nazionale al fine di attivare la linea di finanziamento del MES specifica per la sanità, quella nota con la sigla PCS (Pandemic Crisis Support). Per l’Italia sono disponibili 37 miliardi finalizzati esclusivamente a finanziare interventi per rendere efficiente la sanità e i settori con essa connessi, scuola e trasporti.
Tutti sappiamo bene che il servizio sanitario nazionale, dove più dove meno, ha problemi di strutture e strumentazioni, di personale e di organizzazione. Ha bisogno di modernizzazione, di potenziamento, di riorganizzazione, sia a livello di medicina territoriale che di rete ospedaliera, di assistenza e prevenzione. Non solo, ma sappiamo che se questi finanziamenti del PCS fossero stati attivati ad aprile-maggio e si fosse fatto ciò che era chiaro già allora che era urgente fare (personale, strumenti, screening, medicina di base, Covid hotel, trasporti, differenziazione di orari scolastici e nion, controlli e altro ancora) oggi non ci troveremmo in questa situazione al limite del collasso.
La mozione tendeva a dire: guardate che di quei soldi c’è bisogno, e non solo in generale per il Paese, ma per l’Umbria e in particolare per Orvieto. Naturalmente con un’idea di come utilizzarli, non solo per l’emergenza ma per il futuro. E il futuro è certo la medicina territoriale, ma in essa lo sono anche una nuova concezione e un nuovo ruolo dell’ospedale. Perché, mentre nasce (notizia di ieri) un sistema ospedaliero Terni-Narni-Amelia con la decisione di dotare quest’area di un nuovo ospedale nella zona Narni-Amelia (ospedale di comunità, con tanto, oltre che di pronto soccorso, di terapia intensiva a supporto della chirurgia ordinaria, quindi al fine di supportare il ruolo dell’ospedale di Terni), ci si dovrà pur porre il problema di quale ruolo dovrà e potrà svolgere l’ospedale di Orvieto nel quadro non solo della sanità territoriale ma anche del sistema sanitario provinciale e regionale.
Insomma, il sistema ospedaliero Terni-Narni-Amelia nasce da una iniziativa politica maturata a seguito di una elaborazione progettuale e di una battaglia delle amministrazioni di quella zona per trasformarla in decisione di governo. Noi dobbiamo fare, anzi avremmo dovuto fare da un pezzo, la stessa cosa. Questo diceva la mozione, che infatti avrebbe dovuto essere discussa subito a luglio, talmente era chiara l’urgenza.
Diceva appunto che Orvieto ha del tutto naturalmente un ruolo interregionale, e questo ruolo deve assumere il suo sistema sanitario, a partire dal suo ospedale territoriale. Un ruolo che, data la posizione geografica e la funzione distributiva di competenze razionalmente utile, non può non può che essere quella di un vero ospedale di emergenza-urgenza. Un ruolo utile alla stessa Umbria in un dialogo costruttivo con le regioni Toscana e Lazio, assumendo così quella linea della centralità dei territori che in una regione come la nostra è l’unica possibilità di impiantare una nuova fase di sviluppo adeguata ai tempi che viviamo.
In questo quadro si parlava di MES, però con riferimento non allo strumento finanziario generale (attualmente in fase di modifica per evitare il possibile default delle banche, dunque niente a che vedere con la sanità) ma alla sua linea sanitaria, appunto, come si è detto, il PCS. Si tratta di una linea di finanziamento dell’Europa senza condizionalità e praticamente a tasso zero. Su queste caratteristiche della linea PCS non ci sarebbe da insistere, ma se ancora non basta si può, oltre che andare alla fonte, ascoltare la voce di fior di economisti, da ultimo stamane quella di Mario Baldassarri, ex deputato di AN, ex Presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato, oggi Presidente del centro studi Economia reale, cioè uno che se ne intende.
Ma evidentemente non vale. I pochi interventi dopo la mia relazione hanno fatto chiaramente capire che questo equivoco esiste e su di esso si insiste, non so se per scarso interesse, per disinformazione, per pregiudizio, per scelta politica, o per qualcosa che non capisco. Certo è che la maggioranza, con la lodevole eccezione del consigliere Tempesta, che si è astenuto, ha votato contro e perciò ha fermato l’iter di un atto che poteva rappresentare non una proposta particolare da far valere, ma proprio una linea politica generale territoriale, cioè non di qualche parte politica ma di tutti.
Le minoranze presenti hanno votato tutte a favore dimostrando comunque la volontà di fare di questo problema una questione prioritaria a scala regionale. Credo dunque che comunque una pista sia stata aperta. Io credo che la maggioranza non abbia ancora ben chiaro il quadro difficile e pericoloso che abbiamo di fronte. Prima se ne accorgerà e meglio sarà. Per quanto mi riguarda io continuo a dire, a proporre e a fare quello che ritengo necessario. Mi auguro che più prima che poi si verifichino condizioni di convergenza necessarie a non rendere vano tutto questo lavoro.